Una certezza

Certi giorni che mi tocca andare molto per le strade (sono i soli momenti che riposo) o rivedere facce di vecchia conoscenza, so già che a poco a poco mi lascerò prendere dalla solita idea - quest'idea comincia a camminare con me - mi fa compagnia negli incontri e nelle attese - sta per dirmi una parola decisiva - e proprio mentre credo di vedere qualcosa, capisco ch'è soltanto il riflesso di un momento di quand'ero ragazzo e non sapevo nemmeno che sarei diventato io. Con tanto che ho fatto, veduto e capito nel mondo, mi succede dunque che le cose più mie sono un mucchio di sassi dove mi sedevo allora, una griglia di cantina dove ficcavo gli occhi, una stanza chiusa dove non potevo entrare. E il bello è che quell'impressione di sfiorare un mondo libero come l'aria, di sentire per un momento che io e questo mondo siamo una cosa sola e, se l'impressione continuasse per un po’, dovrei credermi chi sa chi e vivere in tutt'altro modo, quest'impressione potevo già provarla, senza neanche capirlo, da ragazzo. È un fatto che non vorrei ammettere in conversazione con nessuno, questo che, a pensarci, i momenti di maggior soddisfazione sono quelli più lontani, che uno neanche sapeva di aver vissuto, quando cominciava a scappare di casa e lo faceva con la paura. L'unica differenza è che allora andavo d'accordo con me stesso e non avevo bisogno, per capire chi sono, di prendere al volo il momento, e fermarmi in strada come uno smemorato e come una bestia spaventata.

Ma poi penso che uno le sue soddisfazioni se le prende dove le trova e non è detto che, perché le mie giornate mi sembrano quelle di un altro, io sia meno risoluto quando si tratta di lavorare e di pagare di persona. Anzi, avere questo mezzo di sfogo in certo senso mi rifà; come se sapere che tutto quello che ho, che maneggio e che comando, domani prenderà il volo soltanto a pensarci, mi desse una garanzia che almeno il volo non lo prenderò io. Vuol dire che in questo caso mi godrò la compagnia di quel ragazzo, che non era poi tanto ragazzo se ha sempre saputo una cosa simile. 

Tratto da Una certezza, racconto breve raccolto in: Cesare Pavese, Feria d'agosto, Mondadori (collana Oscar, n° 353), 1971; pp. 134-35.

[Edizione originale: Giulio Einaudi Editore, 1946]

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