Il villaggio

In qualsiasi villaggio, le Persone più importanti sono TRE.

Il Prete, il Maestro ed il Barbiere.

Il primo sa pregare, il secondo leggere, il terzo ascoltare.

Non sfugge quindi alla regola Borj el-Khadra dove l'Imam riserva i suoi sermoni ai fedeli, riportando il pensiero di Dio che é in stretto contatto divino con lui, né il Maestro che insegna ai bambini l'arte della scrittura araba e naturalmente li sprona a leggere, usando vecchi libri ormai consunti dall'uso.

Il Barbiere é il confessionale del Popolo, ognuno porta nel negozio le proprie pene, i dissidi, le osservazioni sul tempo e sulle pecore.

Fuori dal paese il deserto ascolta.

Il vento, la notte, sposta le dune, cambiando il sentiero per raggiungere l'oasi, cancellando il passaggio di ieri ed aprendone di nuovi, inesplorati.

La sabbia non ha memoria.

Poco lontano una carovana si muove lentamente alle prime luci dell'alba.

Si accamperanno vicino alla fonte d'acqua e mentre le Donne porteranno le bestie ad abbeverarsi, gli Uomini verranno in paese a vendere le loro mercanzie.

Tappeti d'erba intrecciata, stoffe, piccoli monili, attrezzi ricavati dal legno trovato nel loro percorso.

Non chiedono soldi, ma barattano il tutto con semola, farina, grano, uova.

Un tappetino scendiletto costa 5 kg di farina, un cucchiaio di legno 2 uova, una collanina 4 kg di semola.

Il mattino seguente, di loro non c'é più traccia e, come ho detto, la sabbia non conserva memoria del loro passaggio.

Oggi il caffé é chiuso, Rami ha mal di denti e si é recato a Tataouine (7O km) dal dentista.

Tornerà senza dente ma con le novità della città che racconterà per almeno tre giorni davanti ad una tazza di té.

Rabia, la "femme de menage" quella che si occupa della pulizia é arrivata presto stamattina, il sole si era appena affacciato sui datteri.

Ha incominciato a pulire, sbattendo porte e finestre, cantando un'orribile canzonetta d'amore la cui unica parola, pronunciata ossessivamente, era "habibi".

Vedova, con 5 figli, é la Comare per eccellenza.

Sa tutto di tutti e quando non sa, s'inventa la storia.

Parla solo il dialetto del posto che io non capisco.

Uso la tecnica del tre.

Ad ogni domanda rispondo per tre volte SI e poi ci sbatto un NO.

Funziona, almeno spero.

Ieri Rached, il più piccolo dei suoi figli, si é presentato a casa con due sacchetti di plastica legati ai piedi.

"Ti piacciono le mie scarpe ?"

Non potevo che rispondergli SI, che erano molto belle.

Se n'é andato orgoglioso a giocare con i suoi amichetti.

Era l'unico con le "scarpe".

Ne ho parlato col Maestro confidandogli il mio desiderio di comprare al mercato della città, delle scarpe per i bambini.

Mi ha dissuaso.

"Vedi Claudio, oggi non hanno e non sentono nemmeno il desiderio di avere. Se tu incominci a regalare scarpe, verrà il giorno in cui faranno paragoni tra chi le ha e chi no, tra coloro che le hanno belle e chi meno. Incomincerai a creare le "differenze".

Oggi si sentono tutti uguali, non si sentono poveri non conoscendo la ricchezza. E tu sai che quando qualcuno ha, c'é sempre un altro che non avendo, nutre rancore. Non spezzare questo equilibrio, lascia che siano i sacchetti di plastica a fare la differenza perché domani, forse, altri bambini se li metteranno per gioco e non per possesso."

Parole di un Maestro

Che mi hanno insegnato molto.

Claudio Khaled Ser

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