La storia degli Awá

 LA RESISTENZA DEGLI AWÁ, LA TRIBÙ CHE ADOTTA GLI ANIMALI ORFANI

La storia degli Awá è una storia unica. È la storia di un popolo di agricoltori che per sopravvivere alle ondate colonizzatrici di taglialegna, allevatori e minatori si è evoluto ed è diventato nomade. Per fuggire dalla schiavitù, dalle malattie, dalla distruzione del loro ambiente natio, gli Awá hanno percorso al contrario, o forse nel verso giusto, il sentiero che ha portato l’uomo dal migrare ad essere sedentario, dal raccogliere al coltivare, dall’andare al restare.

Un popolo che crede ciecamente nella sacralità della foresta, a tal punto da non volerne alterare in alcun modo la conformazione. Solo comprendendo l’amore che questo popolo ha per la sua terra si può capire una delle abitudini più diffuse tra le donne: l’allattamento dei cuccioli di scimmia orfani. Gli Awà convivono con cinghiali, avvoltoi reali, piccoli orsetti simili al procione che scorrazzano e seguono la tribù ovunque. E in particolare amano prendersi cura delle piccole scimmie che una volta accolte nella comunità diventano hanima, membri della famiglia, a cui sarà proibito torcere un solo capello anche quando, da adulti, saranno tornati a vivere liberamente nella foresta.

Purtroppo la cultura e la vita stessa degli Awá, da quasi mezzo secolo, sono in serissimo pericolo. Erano, infatti, gli anni settanta quando nello stato del Maranhão vennero scoperti importanti giacimenti di ferro, che portarono allo sviluppo del programma “Gran Carajás” con cui Comunità Europea e Fondo Monetario Internazionale finanziarono una massiccia azione di civilizzazione e sfruttamento dell’area. Dopo un decennio una parte della tribù venne “contattata” dalle autorità brasiliane e costretta ad insediarsi in comunità sedentarie. Il risultato fu disastroso: in quattro anni più del 70% degli Awá integrati era morto.

Negli anni che vanno dal 1985 ad oggi la foresta in cui questo popolo trova cibo e riparo ha subito un disboscamento pari al 30% della sua superficie originale. Nel frattempo le violenze esercitate da taglialegna e allevatori nei confronti degli Awá hanno raggiunto una escalation di proporzioni drammatiche. Nel 2011 una bambina di otto anni della tribù è stata rapita, legata ad un albero e arsa viva da un gruppo di taglialegna.

Nel 2014, dopo una vasta campagna di proteste internazionali, il governo brasiliano ha acconsentito alla delimitazione delle terre ancestrali degli Awà e ha intimato ai tagliaboschi illegali di andarsene. Ma la guerra per la libertà e l’autodeterminazione è ancora lunga.

Come detto tante volte noi non crediamo né nel mito del buon selvaggio né in quello del selvaggio cattivo. Crediamo che esistano molteplici culture umane, alcune “buone” altre “cattive”, in base al fatto che creino o meno ingiustizie, disuguaglianze, violenze sistemiche. Gli Awà, secondo tali criteri, si possono annoverare tra le comunità più evolute al mondo.

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