Americani a Lavarone (TN)

Alle ore 15 del 6 agosto 1945, poche ore dopo che dai cieli sopra Hiroshima era stato perpetrato uno dei più gravi crimini contro l’umanità, sette camion americani carichi di soldati al comando del Lt. Col. Castile giunsero a Lavarone (TN). Avendo raccolto voci sulla probabile presenza di alcuni degli autori dell’eccidio dei fascisti alle carceri di Schio all'interno dell’albergo Astoria, sede del convalescenziario “Mario Pasi”, i soldati circondarono l'edificio, sparando in aria, e procedettero alla perquisizione dei locali e all’identificazione dei partigiani presenti con i metodi già visti nei giorni precedenti, come si rileva da questa lettera di protesta del CLN di Trento:

“Nel pomeriggio del giorno 6 u.s. ca. un centinaio di americani, dopo averlo circondato, irrompevano armati di mitragliatori, lanciagranate e armi individuali nel convalescenziario «Mario Pasi» di Lavarone, ove sono degenti 86 partigiani mutilati o invalidi.

Le truppe americane irrompevano per i corridoi e nelle stanze, bloccavano le uscite, quindi facevano alzare tutti i degenti che perquisivano e tenevano sotto sorveglianza delle loro armi con le spalle al muro senza permettere loro qualsiasi mossa. Procedevano nel frattempo, senza permettere di essere accompagnati dai responsabili, che erano sorvegliati da una scorta maggiore degli altri, ad una perquisizione minuta di tutti i locali rovistando cassetti, armadi, valigie e materassi. Arrestavano quindi 7 tra i ricoverati, alcuni dei quali venivano ammanettati.

Nella perquisizione venivano a mancare 14.000 lire oltre a vari effetti personali (giacche a vento, camicie, penne stilografiche, oggetti da toilette). Veniva inoltre spezzato uno specchio di proprietà dell’albergo. Alle proteste fatte dalla direzione del convalescenziario al Comandante il reparto, veniva fatta una perquisizione sommaria dei militari, che logicamente non dava alcun frutto.

Quindi sugli autocarri i militari partivano assieme ai partigiani arrestati, seguiti da qualche grido sarcastico di «Vogliamo il duce». Al seguito del reparto c’era pure un’autoambulanza.

Crediamo nostro dovere segnalare alle competenti autorità la gravità del fatto che ha destato viva impressione nei partigiani e in molti elementi fascisti della popolazione. Questi ultimi facevano notare ai ricoverati del convalescenziario come ciò fosse il premio di liberazione dato ai patrioti.

Siamo sicuri che il modo di agire delle truppe americane nei riguardi di un convalescenziario è dovuto ad iniziative di singoli e non ad ordine ricevuto e si spera che si cercherà di appurare a chi debba essere attribuita la responsabilità dell’accaduto. E’ doloroso quanto è successo perché i partigiani tutti di Lavarone si trovano attualmente in uno stato di tensione morale difficile ad appianarsi. Non è infatti facile dimenticare il fucile spianato e certe parate di forza.

I partigiani dichiarano di aver assistito ad una scena forse peggiore di quelle che si verificavano grazie alle SS durante l’occupazione nazi-fascista. Alcuni notano l’espressione di ferocia sorpresa negli occhi di alcuni soldati americani e ricordano tristemente il loro arresto di un tempo e i supplizi patiti ed esprimono il timore che si debba ripetere il loro calvario. Crediamo che dopo tanti lutti, tante sciagure, dopo tante prepotenze subite il nostro popolo abbia il diritto di un po’ di pace, di giustizia, di tranquillità.

Un soldato americano ha affermato che quanto è successo è stato dovuto a suggerimenti italiani e non ad iniziativa americana. Pensiamo che in questo momento particolarmente delicato si debba cercare piuttosto la distensione che l’inasprimento degli animi. E formuliamo una violenta protesta per il sistema usato dal reparto americano nei confronti dei partigiani che, essendo mutilati o invalidi, manifestamente più degli altri hanno dato per la liberazione del nostro Paese e di tutti gli altri paesi oppressi.

Facciamo appello che questi fatti incresciosi vengano portati a conoscenza delle superiori autorità che certamente li ignorano, e si faccia che le relazioni tra popolazione e alleati mantengano il carattere di sincera amicizia come fino ad oggi è avvenuto. E che inoltre in futuro, qualora le autorità alleate ritenessero opportuno di effettuare azioni di polizia nei riguardi dei partigiani, richiedano la collaborazione dei responsabili delle varie formazioni, che mai si rifiuteranno di collaborare con le autorità stesse, per il trionfo della giustizia e della libertà”.

Ma il comportamento dei soldati americani a Lavarone ricevette la piena giustificazione da parte del maggiore F.O. Mavis, commissario provinciale di Trento:

“In seguito alla gravità degli assassinii di Schio e dei tipi di individui coinvolti è opinione del sottoscritto ufficiale che la rapida e decisiva azione intrapresa per l'arresto di 7 individui a Lavarone è stata completamente giustificata dalle circostanze”.

Ugo De Grandis

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