Giulia si è suicidata a 29 anni

Abbiamo trascorso insieme ogni vacanza dai 10 ai 24 anni. Oggi, mentre la madre lo raccontava alla mia, a 6 mesi dalla sua morte, ha detto:

"Giulia, aveva un sogno, diventare ingegnere edile. Dopo 3 anni di lavoro non retribuito, il suo datore di lavoro le ha detto che non valeva nulla e che al massimo avrebbe potuto fare l'aiuto cantiere, perché non aveva né competenza, né talento.

E quando lei gli ha risposto a tono, lui le ha detto che avrebbe fatto più successo mettendo le tette fuori. Dopo 3 giorni, mia figlia si è suicidata. Non ha lasciato nessun messaggio, non ha voluto nemmeno darci una spiegazione.

Ma io sono convinta, che quell'umiliazione, quel sogno spezzato, le hanno tolto la vita. E oggi Franca, prego per le ragazze come tua figlia, affinché i loro sogni siano più forti di chi li mortifica"

Mia madre non ha avuto la forza di risponderle, si sono abbracciate e non hanno più parlato. In quell'abbraccio c'erano tutte le paure e il coraggio delle madri delle "figlie femmine".

Ora sono a lavoro e mia madre, forza della natura indiscussa, mi ha inviato questo messaggio.

Io lo dedico a Giulia.

Lo dedico a tutte le ragazze che rincorrono i loro sogni, non curandosi del maschilismo e del cinismo che le circonda. Lo dedico alle ragazze e ai ragazzi , quelli fragili che si lasciano convincere di non valere nulla da dominus incapaci e disumani. Lo dedico ai professori che non riconoscono i talenti e ammazzano i sogni e la creatività. Lo dedico alle famiglie, a quelle più distratte e più superficiali. Alle madri fragili e timorose di chiedere cosa stia accadendo.

Lo dedico a mia madre, a mia sorella e a mia figlia. Alle donne che non mettono le tette in mostra ma riconoscono il loro valore.

Lo dedico a questa strage silenziosa, che in pochi conoscono. Alle 400 vittime di suicidio all'anno. Al disagio giovanile e ai tanti suicidi, che un messaggio come questo potrebbero evitare.

Per ogni persona che vi distruggerà un sogno, ci sarà sempre una madre pronta a ricostruirne mille.

Maria Prisco

Soumaila Diawara

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