Odio le lumache

Mi chiamo Luca, ma tutti mi chiamano Lumaca e frequento la prima elementare.

La maestra dice che così come io dimentico alcune sillabe, anche nel mio nome si sono dimenticati di scrivere la sillaba “ma”, proprio in mezzo!

La mia maestra è molto simpatica e scherza sempre e tutti le vogliamo bene e io sono proprio felice quando mi mette le stelline e i cuoricini sui compiti.

La mia maestra è bella, bionda e un po’ vecchia, perché ha le pieghe sul collo e usa degli occhialini sulla punta del naso che poi rimangono appesi a una collana.

La mia maestra sembra anche un po’ giovane perché ha sempre le unghie colorate e usa i tacchi alti e sa raccontare le fiabe benissimo con tutte le voci diverse, anche quelle dei bambini e degli animali.

Per tutta l’estate, prima di cominciare la scuola, mamma e papà, mi avevano raccontato storie fantastiche: avrai tanti nuovi amici, imparerai un sacco di cose, ti divertirai tantissimo!

Avevo il mio zaino di Dragon Ball pronto già da ferragosto e ogni tanto lo ricontrollavo, osservavo le pagine bianche dei quaderni e sorridevo immaginandoli pieni di storie che io avrei scritto come i miei fratelli. Accarezzavo le copertine, aprivo e richiudevo l’astuccio verificando che non mancasse nulla, sfiorando con le dita tutte le punte dei colori; odoravo la gomma per cancellare e cercavo di capire il meccanismo del mio temperino a forma di macinino del caffè.

Il mio primo giorno di scuola ero felicissimo. Mi sentivo finalmente grande, come i miei fratelli. Non capivo proprio come mai alcuni dei miei compagnetti piangessero! Volevo dirglielo che finalmente eravamo grandi e non dovevamo piangere perché avremmo imparato un sacco di cose nuove, ci saremmo divertiti e avremmo vissuto storie fantastiche. Ma non li conoscevo e io sono anche un po’ timido.

Quando siamo entrati in classe, la maestra ci ha detto subito di tirare fuori dallo zaino il nostro quaderno e la matita e io ho cercato di fare più in fretta che potevo perché non vedevo l’ora di sapere cosa ci avrebbe fatto fare.

- Copiate dalla lavagna: oggi è lunedì 16 settembre 2019 e sotto scrivete il vostro nome.

Ho incominciato a sentire un po’ di freddo…

Cosa vuol dire copiate? Devo scrivere quello che c’è scritto nella lavagna uguale uguale?

Ma io non ci riesco…

Mi sono guardato intorno e ho visto che i miei compagni hanno cominciato a scrivere.

Va bene, ci provo anch’io.

Ho preso la matita e ho cominciato a fare un cerchio, poi due palline che avevano come delle code a forma di goccia e poi una striscia piccola con un puntino sopra…

Ero soddisfatto, non sapevo cosa avevo scritto, ma assomigliava proprio a quello che c’era scritto alla lavagna!

- Luca, stai attento, se scrivi così in grande non ti basteranno tutti i fogli del quaderno per questa frase! E poi devi cercare di andare dritto e le letterine devono essere tutte uguali!

Ha ragione la maestra, sono andato un po’ storto… ho incominciato su e sono finito giù… però quello che ho scritto è uguale! Cosa significa che le letterine devono essere tutte uguali? A me sembrano tutte diverse…

Ho impiegato tutta la mattina per scrivere quella frase…

Molti miei compagni sapevano già leggere e scrivere e loro hanno fatto in fretta e quindi hanno fatto un disegno. Io no.

Mi sentivo così stanco, è stato davvero faticoso. La maestra mi ha detto che non ci stavo riuscendo perché impugnavo male la matita.

- Devi prenderla così!

Ma io non ho visto la differenza, secondo me lei la prendeva come me.

A tutti ha detto: bravo! brava! bravo! brava!

A me ha detto: stai tranquillo, se starai più attento sarà sempre più facile!

Ma io era attentissimo!

Da subito, dal mio primo giorno di scuola, ho capito che non sarebbe stato facile. La tristezza e la paura avevano preso il posto della felicità e dell’entusiasmo…

Forse i miei genitori avevano esagerato un po’ dicendomi che sarebbe stato fantastico… o forse io avevo qualcosa che non andava, qualcosa di diverso.

Quando i miei genitori sono venuti a prendermi all’uscita di scuola erano così felici per me che non volevo certo deluderli e finsi che fosse andato tutto bene. Mi chiesero di vedere subito il quaderno e io lo mostrai orgoglioso.

- Oh, ma come sei stato bravo! Ma hai scritto tantissimo! E cosa hai scritto?

- Ho scritto quello che c’era scritto alla lavagna…

- Oh, sì certo… infatti…

Mamma non aveva capito niente di quello che avevo scritto, eppure sapeva leggere. E se non lo aveva capito lei, figuriamoci io che non sapevo leggere. Ma decise che mi meritavo un premio e perciò prima di tornare a casa siamo passati in edicola e mi ha comprato due bustine di figurine dei Dragon Ball. Mia mamma sì che mi vuole bene e capisce quando mi impegno.

Da quel giorno però, dal mio primissimo giorno di scuola, la mia vita è cambiata.

Ho cercato di non arrendermi, ma per quanti sforzi facessi il risultato non andava mai bene. I miei compagni erano sempre più veloci e più bravi di me e la maestra continuava a dirmi che ero troppo distratto e lento come una lumaca.

Prima della scuola, le lumache mi erano simpatiche, non ci trovavo niente di strano sul fatto che andassero lente. Oggi non le sopporto.

Ogni mattina prima di andare a scuola mi veniva voglia di vomitare. Avevo smesso di bere il latte e così sembrava andare meglio.

La sera quando facevo i compiti mamma mi aiutava sempre, ma mi veniva mal di testa e alla fine mi hanno portato dall’oculista, un signore simpatico:

- Questo campione ci vede benissimo!

- Mamma, “benissimo”, è come prendere dieci?

- Sì, Luca…

Ero soddisfatto, quel signore non mi conosceva, ma mi aveva dato un voto altissimo, con la mia maestra dieci non l’avevo mai preso.

Il tono di mia mamma però non era felice, anzi sembrava quasi che ci fosse rimasta male. Avevo capito che per lei forse era più importante la maestra del signore e quindi aspettava un dieci anche da lei. Ma quel dieci non arrivava mai.

Allora, mamma ha cominciato a dubitare di me… e ogni volta che le dicevo che avevo mal di testa quando facevamo i compiti non mi credeva. Diceva che inventavo delle scuse, che ero un poltrone e ha incominciato a punirmi.

In classe poi la situazione peggiorava sempre di più. Certe volte, tante volte, mi sentivo strano… C’era così tanto chiasso… la maestra urlava e i miei compagni parlavano e parlavano e poi ridevano e urlavano e poi sentivo le macchine che passavano sulla strada fuori dalla finestra, gli aerei che volavano nel cielo, la bidella che entrava in classe… era tutto così confuso e alla fine la maestra se la prendeva con me e diceva:

- Luca ti sei incantato di nuovo? Sveglia lumaca! Torna nel nostro mondo e mettiti a lavorare!

Io ci rimanevo male perché tutti ridevano, poi loro forse non ci pensavano più, io invece continuavo a pensarci per tutto il tempo e non so come, né perché, ho incominciato a distrarmi davvero.

Tutto è partito dal pizzico di una zanzara. A furia di grattarmi il pizzico era diventata una bella crosta e con la matita presi a staccarla. Mi faceva un po’ male, ma insistevo fino a quando con la punta non scavavo troppo e usciva il sangue… Sembrava una cicatrice di guerra ed ero orgoglioso. Allora ho cominciato a farmene altre anche senza che le zanzare mi pizzicassero per prime. Lo facevo soprattutto quando in classe c’era tutto quel trambusto e io non capivo niente di quello che dicevano.

Mamma e papà erano molto nervosi. Erano stati richiamati dalla maestra che aveva spiegato loro l’importanza delle regole.

- Luca è troppo immaturo e non ha ancora capito che in classe deve lavorare, fatelo leggere!

Tutti i giorni, oltre ai compiti dovevo leggere con mamma o con papà.

Quando conoscevo la storia era più facile, ma quando prendevano una storia nuova arrivava l’ora di cena che ancora non avevo finito e alla fine si arrabbiavano sempre.

Odiavo leggere. Quelle stupide lettere ormai le sognavo anche la notte, si trasformavano in mostri e mi torturavano e mi mangiavano.

C’è poi quella lettera sempre uguale, nello stampato minuscolo, la più odiosa di tutte che una volta è “b”, poi è “d”, poi è “q”, e poi è “p”! Dannata lettera che non si fa mai riconoscere! Mi faceva sentire stupido, sempre più stupido e ogni volta che dovevo leggere in classe i miei compagni non la smettevano di ridere.

Ma alla fine decisi di combattere! Non avevo superpoteri, questo l’avevo già capito quando avevo cercato con tutte le mie forze di fare un’onda energetica ma non era successo nulla! Sapevo però cosa piaceva alla maestra. Avevo deciso di scriverle una lettera, una specie di giuramento come quello dei cavalieri di Re Artù:

GIURO CHE DA OGGI SARO’ BRAVO E ATTENTO E LEGGERO’ SEMPRE E DIVENTERO’ PIU’ VELOCE DELLA LUCE!

E poi un bel disegno tutto colorato. Colorare mi fa schifo e fare i cuoricini e le stelline è una cosa da femmine, ma farò così.

Di notte preparai la mia lettera quando tutti dormivano perché doveva essere un segreto tra me e la maestra. Ci ho impiegato tanto ma ero soddisfatto.

L’indomani quando gliela diedi ero emozionato. Lei la prese, la aprì e tirò fuori il foglio…

- Che cos’è?

- È un giuramento, dissi io ripensando ai cavalieri.

- Luca, cosa c’è scritto?

Rimasi stupito, ero stato molto attento a scrivere bene ogni letterina… perché non riusciva a capire cosa c’era scritto?

- Va bene Luca, leggimi tu cosa hai scritto…

Presi il foglio, lo guardai e… insomma, non riuscivo a leggere nemmeno io, ma cercai di ricordare e alla fine recitai il giuramento così come lo avevo pensato prima di scriverlo.

Lei mi guardò, sfiorò la mia guancia con un bacio e mi disse che avevo meritato un bel dieci!!!

Ero felice, forse non avevo scritto bene, ma i cuoricini e il disegno dovevano esserle piaciuti tantissimo! Non vedevo l’ora di dirlo a mamma e papà.

Quando tornai a casa però loro sapevano già tutto e sembravano felici, ma anche un po’ preoccupati e infatti mi portarono da una signora, una dottoressa di quelle che non fa le punture e che si chiama con un nome molto difficile che però ho imparato bene:

pe-da-go-lo-gista!

Con lei ho scoperto una cosa importante.

Ho scoperto che non sono una lumaca, che non sono stupido e sono anche molto intelligente.

Ora sto in un’altra scuola, ho tanti amici e la mia nuova maestra è molto carina e non mi chiama mai “Lumaca”. Quando ho compiuto otto anni poi mi hanno detto che la mia difficoltà si chiama dislessia e disgrafia, ma tranquilli, non è niente di grave, non è una malattia!

Avete presente il pesciolino Nemo, quello che ha la pinnetta atrofica? Lui è un supereroe vero, riesce a superare un sacco di ostacoli e a percorrere tantissimi chilometri per ritrovare il suo papà. Anche se ha la pinna così, nuota e non si arrende, nuota in modo diverso, ma nuota e niente e nessuno riesce a impedirgli di raggiungere il suo obiettivo.

Beh, anche io, nella mia vita farò così, nuoterò in maniera diversa, ma come dice la mia pe- da-go-lo-gista: arriverò dovunque voglio!

“Odio le lumache”, di Giorgia Spano 

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