Conto alla rovescia

Il mattino del 28 giugno 1945 la notizia della morte a Mauthausen degli antifascisti di Schio si diffuse rapidamente in tutti gli stabilimenti e in tutte le abitazioni. Alle ore 16 i commercianti del centro abbassarono le saracinesche e gli operai delle fabbriche abbandonarono il lavoro, concentrandosi in piazza Alessandro Rossi. Varie fonti riferirono un numero di persone prossimo alle 5.000, che scandivano urla minacciose e brandivano cartelli con scritte assai eloquenti: “Morte ai colpevoli”, “Vogliamo giustizia”, “Vendichiamo i Martiri di Mauthausen”. La piazza era gremita all'inverosimile, come lo era stata la mattina del 26 luglio 1943 (in foto), quando fu diffusa la notizia dell'arresto di Mussolini. Tutte le autorità locali scesero in piazza, preoccupate da quella massa minacciosa, e si prodigarono per calmare gli animi. Riccardo Walter, presidente del CLN scledense e membro per il PCI della Giunta consultiva comunale, telefonò al maresciallo Sbabo pregandolo di rinforzare con i suoi militi la guardia alle carceri. Un’ora più tardi, verso le 17, il governatore inglese Chambers, che amava trascorrere le sue giornate alla piscina dei Marzotto, arrivò e, salito al primo piano di palazzo Sella, si affacciò dal balcone dello studio del notaio Novello e cominciò a dire: «Siete tutti codardi, abbassate i cartelli, sgombrate la piazza, siete codardi perché avete presentato solo cinque denunce, di cui alcune anonime». Aggiunse che se entro tre giorni non ne avessero presentate delle altre avrebbe scarcerato tutti i fascisti. Dopo gli interventi di Walter e di Borga, prese nuovamente la parola Chambers, reiterando l’invito a presentare denunce scritte, in assenza delle quali avrebbe rilasciato anche gli ultimi 91 detenuti politici ancora presenti all’interno delle carceri. Riccardo Walter e Pietro Bolognesi fecero presente al governatore che le denunce che lui sollecitava si trovavano da tempo depositate, in gran copia, alla Corte d’Assise straordinaria di Vicenza, ma Chambers rispose, sprezzante, “che non gli interessava detto ufficio, ma che le denunce dovevano pervenire a lui”. Dalla folla inferocita partirono incitazioni a raggiungere le carceri e a linciare i detenuti: i reparti dell’88° Rgt. Fanteria del Gruppo di Combattimento “Friuli” di stanza in città e gli agenti della Polizia ausiliaria riuscirono a stento a contenere la massa che premeva verso via Carducci e le carceri, ma non furono in grado di evitare che alcune persone riuscissero, più tardi, a portarsi in via Baratto per urlare frasi minacciose all’indirizzo dei detenuti. Il conto alla rovescia di una tragedia largamente annunciata era iniziato. 

Ugo De Grandis

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