Spernacchiare

In molte avete giustamente ricordato e celebrato il gesto simbolico delle polo di colore rosso della nazionale di Tennis con cui Adriano Panatta e Paolo Bertolucci giocarono la sfida del doppio in Cile. Finale di Coppa Davis 1976, Santiago del Cile. Quelle magliette furono uno sberleffo in faccia ad Augusto Pinochet. Ma poche di voi ricorderanno che, proprio nel tennis, un gesto altrettanto clamoroso arrivò qualche anno prima nel Sudafrica dell'apartheid ad opera di una tennista livornese di nome Monica Giorgi. Era il 1972 e per la prima volta nella storia del regime segregazionista sudafricano si giocava la Federation Cup a Johannesburg, addirittura (bontà loro) ammettendo atlete non bianche da varie parti del mondo. Monica Giorgi fece ricorso anche lei ad una maglietta per spernacchiare i razzisti di tutto il mondo: sul davanti della polo c'era un'immagine (molto popolare negli anni '70, me ne ricordo personalmente) che ritraeva quattro piedi, come di chi sta facendo l'amore. Di quei piedi, due erano bianchi e due neri. Scandalo! La federazione sudafricana non la prese benissimo: inoltrò formale protesta e i vertici sportivi italiani le comminarono persino una squalifica, al suo ritorno. Monica Giorgi era una militante femminista, anarchica e con coraggio da vendere. Laureata in filosofia, ha insegnato per lunghi anni e si batte per i diritti dei detenuti con l'associazione "Niente più sbarre", da lei fondata. Non bastò certo una maglietta a buttare giù l'orrore dell'apartheid, ma quel gesto resta come una presa di posizione davanti all'ingiustizia. Che non vogliamo né dobbiamo dimenticare. Perché dimostra che è possibile, volendo. 

Antonella Garofalo

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