Il fascismo, problema sanitario
Il fascismo non è un problema politico - non soltanto.
È una malattia invalidante, autodistruttiva, del corpo sociale e della vita psichica individuale.
È, anzitutto, un problema sanitario, mi sento di dire.
La mistica della morte è caratteristica di questa invalidità. Il culto delle carogne è onnipervasivo, come l’odore di marcio che li accompagna ovunque.
Questa malattia succhia la vita, un secondo alla volta.
La tensione romantica, decerebrata e sciocca del loro ideale pestifero, è banale quanto la saliva generata in un cane da uno stimolo pavloviano.
La repressione sessuale, la castrazione rituale cui si sottopongono, li rende estremamente pericolosi: cancellando il succo della vita, in un atto di autolesionismo esistenziale, diventano veicolo di un contagio grave e dal decorso difficile.
Le società in cui si è affermato il fascismo, sono esplose di contraddizioni: è stato un semplice antidolorico dinanzi agli ictus del sistema. Anzi, il rimedio è stato peggiore della presunta malattia.
Nel fascismo, il borghese ha la sua occasione: si ribella, ipocritamente, senza ribellarsi... aspirante idealista, si nasconde, si infiltra, e accoltella alle spalle.
Si mette una tiara sul capo, ed ecco un nuovo duce, un nuovo führer... ma rimane quello che è sempre stato: un bottegaio che ha paura di perdere ció che ha rubato.
Il coro dei castrati inneggia al proprio capo: lui è il migliore, lui è l’Uomo, lui ha diritto a godere senza limiti.
I castrati gioiscono masochisticamente, fino alla propria morte, banale, in una battaglia decisa da altri.
Una grave patologia psichica.
Contagiosa.
Si chiama peste emozionale.
Umanità Nova
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