L'Umanità nasconde il volto e piange in silenzio

Un uomo ne uccide un altro per prendergli la borsa; viene arrestato, imprigionato, condannato a morte e muore ignominiosamente, maledetto dalla folla, la testa mozzata sull'orrenda piattaforma. Un popolo ne massacra un altro per rubargli i campi, le case, le ricchezze, i costumi; viene acclamato, le città si pavoneggiano per riceverlo quando ritorna coperto di sangue e di bottino, i poeti lo cantano in versi inebriati, le musiche lo festeggiano; ci sono cortei di uomini con bandiere e fanfare, cortei di ragazze con ramoscelli d'oro e mazzi di fiori che lo accompagnano, lo salutano come se avesse appena compiuto un'opera di vita e un'opera d'amore. A coloro che hanno ucciso di più, saccheggiato di più, bruciato di più, vengono conferiti titoli roboanti, gloriosi onori che devono perpetuare il loro nome attraverso i secoli. Viene detto al presente, al futuro: «tu onorerai questo eroe, perché da solo ha fatto più cadaveri di mille assassini». E mentre il corpo dell'oscuro assassino marcisce, decapitato, nelle sepolture infami, l'immagine di chi ha ucciso trentamila uomini viene eretta, venerata, in mezzo alle pubbliche piazze, oppure giace al riparo delle cattedrali, in tombe di marmo benedetto custodite da santi e angeli. Tutto ciò che gli apparteneva diventa una sacra reliquia e si va in massa nei musei, come in un pellegrinaggio per ammirare la sua spada, il cumulo delle sue armi, la sua cotta di maglia, il pennacchio del suo elmo, col rimpianto di non intravedere gli schizzi di sangue degli antichi massacri. (…) Eroismo e genio non si trovano nel fragore dei campi di battaglia; sono nella vita ordinaria. Non è affatto difficile farsi bucare il petto, in mezzo a proiettili che piovono e granate che scoppiano; è difficile vivere, in modo equo e giusto, tra gli odi, le ingiustizie, le tentazioni, le sproporzioni e le bassezze umane. Oh! un piccolo impiegato che lotta con costanza, in ogni momento, per procurare alla sua famiglia il magro cibo di tutti i giorni, come mi sembra più grande del più glorioso dei capitani che non conta più le battaglie vinte! E come preferisco contemplare un contadino che, con la schiena curva e le mani callose, spinge faticosamente l'aratro nel solco della madre terra, piuttosto che vedere una sfilata di generali con l'uniforme splendente e il petto coperto di croci! Il fatto è che il primo simboleggia tutti i sacrifici sconosciuti e tutte le oscure virtù della vita feconda, mentre gli altri mi ricordano solo le sterili tristezze e gli inutili lutti con cui hanno seminato il suolo delle patrie sconfitte. Perché il Diritto e perché la Giustizia, se la Guerra è là, che comanda, la Guerra, negazione del Diritto, negazione della Giustizia? Che si depennino queste due parole dai linguaggi umani che non le capiscono, e che dall'insegna delle società contemporanee si strappino questi due emblemi che hanno sempre mentito. 

 da “L'Umanità nasconde il volto e piange in silenzio” di Octave Mirbeau (1848 – 1917))

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