Treno del Sole

26 SETTEMBRE 1970: GLI ANARCHICI DELLA BARACCA

Uccisi per quanto avevano scoperto sull'attentato al Treno del Sole. La misteriosa morte di cinque giovani in uno strano “incidente” sull’autostrada

Nella notte tra il 26 e 27 settembre del 1970, una Mini minor targata Reggio Calabria, finiva sotto un camion, che trasporta pomodori guidato da Serafino e Ruggiero Aniello (rimasti illesi), sul tratto autostradale Napoli-Roma, a 58 km dalla capitale.

Morivano Angelo Casile, Gianni Aricò, Franco Scordo, Luigi Lo Celso, giovanissimi anarchici calabresi, i primi tre reggini. Annalise Borth, tedesca, compagna di Gianni Aricò, incinta di due mesi,veniva ricoverata al San Camillo a Roma, dove morirà venti giorni dopo.

Erano tutti anarchici della “Baracca”: nome del luogo, nei pressi di Reggio Calabria, dove i giovani di area anarchica usavano ritrovarsi.

Per molto tempo si parlò di un incidente e molti strani e inquietanti elementi che avrebbero dovuto portare a investigare, non furono presi in considerazione: la polizia politica arrivò venti minuti dopo l’incidente, furono prelevati tutti i diari, block notes e documenti dei giovani anarchici e mai restituiti alle famiglie, il camion che provocò l’impatto mortale aveva i fari spenti perché non funzionanti.

La procura di Roma chiuse immediatamente il caso e non se ne parlò più finché negli anni ’90 il giudice Salvini riaprì il capitolo delle stragi di Stato e, grazie alle confessioni di un pentito (tale Lauro), scoprì che a Gioia Tauro il 22 luglio del 1970 il deragliamento del Treno del Sole, dove morirono sei persone e ci furono ben 139 feriti, non era stato un incidente.

Rientrava a pieno titolo nella “strategia della tensione”: vennero presi gli esecutori ma, come al solito, non i mandanti, come per tutte le altre stragi di quegli anni in cui i servizi segreti hanno avuto la regia.

Questi giovani anarchici stavano portando a Roma un dossier che riguardava proprio il deragliamento del treno e anche alcune informazioni importanti che riguardavano Junio Valerio Borghese e il suo tentativo di golpe.

Nel mese di settembre del 1970 Angelo Casile aveva incontrato a Palermo Mauro de Mauro, pochi giorni prima che il direttore dell’Ora di Palermo fosse fatto fuori dalla mafia siciliana.

Angelo riferì che gli aveva rivelato che stava indagando su un possibile colpo di Stato in Italia.

Nessuno gli credette o lo prese in considerazione, Sembravano fantasie di compagni ossessionati da quello che era successo in Grecia con il golpe dei colonnelli.

Così come Gianni Aricò che disse alla madre «abbiamo scoperto cose che faranno tremare l’Italia», e le raccontò anche delle continue minacce che subivano al telefono lui ed i suoi compagni.

Oggi sappiamo che era tutto vero e che questi giovani anarchici del Sud sono vittime di una strage di Stato, come quella del treno fatto deragliare a Gioia Tauro.

Questa storia ha una rilevanza nazionale perché in quell’estate del 1970 scoppiava la rivolta di Reggio per il capoluogo, che veniva strumentalizzata dal Msi sul piano politico, ma che vedeva costituirsi, una nefasta alleanza tra ‘ndrangheta, destra eversiva, massoneria, servizi segreti, italiani e stranieri, in particolare quelli statunitensi.

Un’alleanza tragica per il nostro paese che ha prodotto stragi, lutti, e un arretramento del quadro politico proprio nel momento che più forti erano i movimenti per il superamento di questo modo di produzione capitalistico.

Un’alleanza che nasce sul terreno di una piccola città del profondo Sud e che dei giovani anarchici, da soli, avevano cercato di smascherare, mettendo a rischio la propria vita per un’ideale di libertà e giustizia.

Andrebbero ricordati per questo nei libri di storia come ci ricordiamo di quelli che spesero la loro vita per liberarci dal nazifascismo.

Fonte: il manifesto

Cheyenne Rebelde

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