Non si riescono a fermare i furti di sabbia in Sardegna
Nella maggior parte dei casi, chi si riempie bottiglie e sacchetti di sabbia della Sardegna – gesto che è punibile con una multa anche piuttosto salata – è un turista che si vuole portare via un souvenir, e che non conosce (o dice di non conoscere) la normativa regionale. In altri casi, meno frequenti, la sabbia prelevata dalle spiagge sarde finisce fotografata e pubblicata soprattutto in chat di gruppi di WhatsApp dove avvengono scambi tra collezionisti: la sabbia sarda viene proposta in cambio di quella dei Caraibi o di isole asiatiche. Altre volte ancora, più raramente, sabbia e conchiglie considerate più preziose vengono vendute.
Non è un problema nuovo quello dei furti di sabbia in Sardegna, ed è anche per questo che il governo regionale nel 2017 aveva introdotto una norma che punisce con il pagamento di una multa tra i 500 e i 3mila euro chi asporta, detiene, vende anche piccole quantità di sabbia, ciottoli, sassi o conchiglie provenienti dal litorale o dal mare, in assenza di autorizzazione.
Il caso più famoso, di cui si è parlato di più negli ultimi anni, è quello dei furti della sabbia rosa dell’isola di Budelli, nell’Arcipelago della Maddalena. Oggi sulla spiaggia, Parco nazionale, si può accedere solo se accompagnati dalle guardie del Parco. Eppure, poco tempo fa, gli uomini della Guardia di Finanza che monitorano i gruppi di collezionisti sui social network avevano trovato la foto di una busta trasparente con sabbia rosa e la scritta “Budelli, hard to get” (difficile da ottenere): chi l’aveva ricevuta si vantava di aver recuperato un trofeo prezioso.
Il Post
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