Ricordate il caso di Luana d'Orazio?

La giovanissima lavoratrice morì inghiottita da un orditoio in una azienda di Montemurlo.

Bene. Si è scoperto che al posto del sistema di protezione che si sarebbe dovuto attivare, per scongiurare la tragedia poi avvenuta, la macchina dove lavorava Luana aveva le ragnatele.

Aveva 22 anni, un bambino. Su tutti i giornali la notizia è impazzata con la dicitura:“Risucchiata dall'orditoio”, ma io credo che “risucchiato” non dia l'idea di cosa voglia dire morire masticati vivi fra i rulli di un enorme macchinario infernale. Tutto ciò - ripeto - a 22 anni.

E quella di Luana non è l'unica tragedia di questi mesi.

C'è anche Andrea Bascherini, un uomo di 54 anni, seppellito dalle lastre di marmo che avrebbe dovuto pulire.

C'è Cosimo Tritto, 39 anni, travolto da un carico di mattoni che gli è piombato addosso da una macchina escavatrice, in provincia di Bari

C'è anche Antonio Vasto, un operaio di 59 anni precipitato per quattro metri schiantandosi al suolo, nel Napoletano. Fa ancora più arrabbiare perché lavorava in nero, senza caschetto.

E poi ce ne sono alcuni senza nome, “operai”, militi ignoti della inconsapevole guerra contro il capitalismo, che li vince ogni giorno perché gli fa credere di essere loro amico, per poi calpestarli e sacrificarli al Dio profitto.

C'è per esempio un operaio ucciso a Casalnuovo perché schiacciato sotto un pezzo di automobile sganciatosi dalla gru di un cantiere di autodemolizioni, una morte assurda, ma sono tutte assurde. C'è poi il lavoratore che è caduto a Genova dal terzo piano, precipitando da una impalcatura. “Operai”, “lavoratori”, su tutti i giornali questi addirittura senza nome e volto. Numeri, schiavi.

Questi sono soltanto alcuni, pochissimi, delle centinaia di lavoratori mietuti ogni anno dal desiderio di profitto.

Migliaia di vittime per assicurare ai pochi, ai potenti, il famoso denaro, per il quale non ci si fa scrupoli a manomettere un orditoio, a pagare in nero, a omettere di acquistare i dovuti strumenti di protezione per i lavoratori, a sostituire i sistemi frenanti di una funivia, come al Mottarone.

Sento sempre parlare di vittime del nazismo e del comunismo. Quando cominceremo a parlare di vittime del capitalismo? Perché questo è, un genocidio di padri e madri, mariti e mogli, figli e figlie, accomunati dall'essere nati con la sventura di dover rischiare tutto per un tozzo di pane. Di dover accettare condizioni e orari disumani e alienanti, di doversi sottomettere alla assoluta volontà del capitalista, di dover lavorare senza nessun sistema di protezione, senza le dovute tutele sindacali, senza i regolari contratti. Schiavi, questo ha generato il grande mondo liberale.

E la Sinistra ne è corresponsabile, perché avrebbe dovuto proteggere Luana e tutti gli altri.

Ripensiamo il sistema, perché così non può funzionare. Come non si vive per lavorare, ma si lavora per vivere, così non si può morire di lavoro.

Achille Andrea Gattuccio

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