Luciano Luberti

LUCIANO LUBERTI, IL “BOIA DI ALBENGA”, TORTURÒ DECINE DI PARTIGIANI, UOMINI, DONNE E RAGAZZI DURANTE LA GUERRA. USCÌ DI PRIGIONE DOPO POCHI ANNI E CONTINUÒ A UCCIDERE

Per Luciano arruolarsi con la Repubblica Sociale Italiana, lo stato fantoccio capeggiato da Mussolini, non era abbastanza. Decise così di mettersi direttamente al servizio nazisti, presso i quali svolse un discreto lavoro, tanto da essere trasferito nel 1944 nella Feldgendarmerie, la polizia politica tedesca in Italia.

La sede era ad Albenga, nel savonese. L’obiettivo era catturare, torturare ed infine eliminare i partigiani e i loro collaboratori. Un incarico che Luciano Luberti svolse con grande efficienza, tanto da meritarsi il titolo di “Boia di Albenga”. Persino i fascisti liguri non riuscivano a tollerare le sue efferatezze. Mutilazioni, torture, stupri. Alcuni dicono che furono oltre 100, in un periodo di tempo inferiore ai quattro mesi. Altri pensano siano stati quasi il doppio. Lo fermò solo il 25 aprile e la fine del conflitto.

“Gli ho fatto un buco così, gli ho fatto, a Giovanni il Siciliano. L'ho beccato dopo che aveva fatto fuori quel poveretto delle Brigate Nere. Gli ho scaricato in testa dieci bossoli, un buco così gli ho fatto a Giovanni il Siciliano. Befehl ist Befehl, l'ordine è ordine. E io, al contrario di Priebke, ho obbedito senza lacrimare”.

Queste le parole con le quali Luberti ricordava, in un’intervista del 1997, i tempi della gendarmeria tedesca ad Albenga. Esattamente, 1997. Dopo la cattura nell’aprile del 1945, infatti, Luberti fuggì a Napoli per poi tornare a Genova, dove provò ad arruolarsi nella Legione straniera francese, approfittando della sua piena conoscenza della lingua. Venne smascherato da un partigiano che era stato torturato proprio dal Boia di Albenga.

Arriva quindi la condanna alla fucilazione, poi commutata in ergastolo. Poi, tra amnistie e sconti di pena, arriva la libertà nel 1956. Il boia di Albenga rimase in carcere solo 10 anni prima di potersi dedicare alla sua attività di editore di estrema destra. E, pochi anni dopo, le sue mani tornarono a macchiarsi di sangue. Nel 1970 la sua segretaria, con la quale pare intrattenesse una relazione, venne trovata uccisa nel suo appartamento. Prima drogata e poi uccisa a sangue freddo: il cadavere era lì da 3 mesi. Di Luberti nessuna traccia. Verrà catturato a Portici quasi due anni dopo.

Solo due anni furono anche il tempo trascorso nel manicomio criminale per quell’omicidio, grazie ad una perizia del professor Semerari, “fedelissimo” dell’eversione nera e della camorra. Poi per il Boia fu di nuovo libertà. La sua vita trascorse poi in maniera relativamente tranquilla, al netto di sporadiche interviste e dichiarazioni nelle quali non espresse mai nemmeno una parola di cordoglio. Morirà nel 2002 all’età di 81 anni.

Cannibali & Re

Commenti

Etichette

Mostra di più