Prometeo

Con estenuante angoscia mi circondai di tutti gli strumenti che avrebbero trasmesso la scintilla della vita nella cosa inanimata che giaceva di fronte a me. Era già l’una del mattino e la pioggia batteva con lugubre insistenza contro i vetri della finestra. La lampada si era quasi del tutto consumata quando, al tremolio della fiamma morente, vidi la creatura aprire gli occhi opachi e giallastri e trarre con fatica un respiro, mentre un moto convulso agitava le sue membra. Come spiegare le emozioni che provai alla vista di quella catastrofe, come descrivere l’essere miserabile che, attraverso sforzi e cure infinite, ero riuscito a creare? Il suo corpo risultava proporzionato, poiché ne avevo modellato le forme secondo i canoni della bellezza, ma quale bellezza? Mio Dio! La pelle giallognola era tesa su un intreccio di muscoli e arterie, i capelli erano morbidi e di colore nero lucente, i denti di un biancore perlaceo: questa apparente armonia, però, rendeva più orrido il contrasto con gli occhi acquosi, che risultavano quasi di colore identico alle orbite grigiastre in cui affondavano, l’incarnato poi era terreo, le labbra nere e tirate. Gli avvenimenti della vita non arrivano mai a essere tanto mutevoli quanto la sensibilità della natura umana. Avevo lavorato ininterrottamente, per quasi due anni, al solo scopo di infondere la vita in un corpo inanimato. Mi ero privato, per questo, del riposo e della salute. Avevo desiderato tutto ciò con smodato ardore e ora che la mia opera si era finalmente compiuta la bellezza del sogno era svanita, lasciando spazio a un sentimento di umano orrore misto a disgusto che dilagò subito nel cuore. Incapace di sopportare la vista dell’essere che avevo creato, incapace di prendere sonno, fuggii dalla cella in cui era rinchiuso e percorsi senza sosta ogni angolo della camera da letto. Alla fine la spossatezza subentrò al tumulto che l’aveva preceduta e mi gettai sul letto vestito, cercando qualche istante di oblio: fu tutto invano. Mi addormentai, ma fui perseguitato dagli incubi più folli.

Mary Shelley, Frankenstein o Il moderno Prometeo, (Traduzione di Nicoletta Della Casa Porta, revisione della traduzione e note: Adele D’Arcangelo), Giunti Editore (collana Passepartout n° 62), 2020. [ Libro elettronico ]

[ Edizione originale: Frankenstein; or, The Modern Prometheus, Lackington, Hughes, Harding, Mavor & Jones, 1818 ]

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