Alessandro Cogollo

Il 10 settembre 1943, di primo mattino, giunse a Schio Alessandro Cogollo. Era stato arrestato nel novembre 1937 nell’ambito della retata dell'Ovra volta a sgominare l’organizzazione antifascista esistente in città, che organizzava la partenza di volontari per le Brigate Internazionali nella guerra di Spagna.

Processato assieme ad altri 22 militanti scledensi dal Tribunale Speciale di Roma nel gennaio 1939, era stato condannato a 15 anni di reclusione da scontare nel penitenziario di Portolongone.

Fu uno degli ultimi prigionieri a essere liberato dopo la caduta del fascismo e quando finalmente arrivò a Schio la città era stata già occupata alcune ore prima dai tedeschi, che come primo atto pretesero dal Comune la lista degli antifascisti, già fatta sparire dal segretario Bolognesi.

Alessandro passò rapidamente per casa, per un saluto alla moglie e ai due bambini. Poi si portò rapidamente al Festaro e da quel giorno diventò “Randagio”, infaticabile commissario politico della Brigata “Martiri della Val Leogra”, poi elevata al rango di Divisione, che il 29 aprile 1945 costrinse le forze tedesche attestate in città a sottoscrivere un accordo di cessate il fuoco, assieme alla rinuncia ai loro piani di sabotaggio degli stabilimenti.

Tornato al lavoro dopo la Liberazione, si trovò disoccupato dopo il processo per l’occupazione delle fabbriche seguita all’attentato a Togliatti. Cominciò a operare nel sindacato, girando da un capo all’altro della provincia con una vecchia moto, con qualsiasi tempo.

Uno dei tanti dimenticati troppo n fretta.

Ugo De Grandis


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