Resistenza

Il mattino del 9 settembre 1943 una delegazione di antifascisti di Schio si recò alla caserma “Cella” per conferire con il comandante. Al maggiore Jeri chiesero di organizzare la difesa della città in previsione dell’imminente arrivo dei tedeschi, offrendosi di collaborare purché consegnasse loro le armi.

Ma il maggiore li liquidò seccamente, affermando che non era affar loro. Consegnò i militari in caserma, circa un migliaio, per la maggior parte reclute inesperte, poi alla sera, come d’abitudine, lui e gli altri ufficiali si ritirarono a dormire nei loro alloggi privati, lasciando i soldati in balia di se stessi.

Alle 4 del mattino giunse un reparto della 44a Reichsgrenadier-Division, partito da Rovereto, circa un centinaio di uomini che muovendosi con perfetta cognizione dei luoghi assaltarono la caserma. Malgrado la sorpresa e l’inesperienza i soldati reagirono, ingaggiando uno scontro a fuoco con i tedeschi. Uno di loro, Giuseppe Moretto, un aviere goriziano, morì sul colpo, altri tre furono portati all’ospedale feriti e spirarono dopo alcune ore: Masiero Marchi (19 anni, di Pesaro), Vincenzo Bernardi (27 anni di Napoli) e Bruno Zavarise (19 anni, di Cornuda). Un’altra decina fu ferita più o meno gravemente.

L’11 settembre il migliaio di militari prigionieri fu caricato su una lunga autocolonna con destinazione lo Stalag 337 di Mantova, per essere poi deportati in Germania.

Alla notizia della deportazione gli operai degli stabilimenti di Schio scesero in sciopero e bloccarono via Rovereto, mentre numerose donne raccolsero i biglietti con gli indirizzi delle famiglie fatti cadere dai finestrini e gettarono dentro alle autocorriere la loro misera spesa. I tedeschi furono costretti ad aprirsi la strada sparando lunghe raffiche in aria, percorrendo via Rovereto, via Pasubio, via Garibaldi e piazza Alessandro Rossi tra due ali di folla che protestava.

Iniziò così la lunga e cruenta occupazione, ma già dalla sera precedente un gruppo di vecchi antifascisti, reduci dal confino, si era radunato a Contrà Festaro, sotto la guida di Igino Piva “Romero”, garibaldino di Spagna.

Iniziava così anche la Resistenza.

Ugo De Grandis

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