Diario di Zlata

Lunedì 19 aprile 1993 Cara Mimmy, sono cresciuta. Non mi va più bene niente. Tutto mi è diventato troppo piccolo, stretto e corto. Mi sono messa d'accordo con Braco per vedere se posso usare alcuni degli abiti di Martina; anche Keka mi ha autorizzato per lettera. Sono andata da lui oggi. Sono entrata nella stanza di Martina e Matej. La stanza era vuota, c'erano solo le loro fotografie, alcune delle cose che a loro non servivano; i vetri erano rotti, c'era polvere dappertutto. La stanza è triste, proprio come me. C'è voluto un po’ di tempo prima che mi ricordassi il motivo per cui ero andata là. Fra le cose di Martina ho trovato una gonna nera patchwork, delle scarpe da tennis bianche, delle scarpe da pioggia e un paio di scarpe più femminili. Mi è venuto in mente ciò che Keka aveva scritto nella lettera: «Prendi tutto quello che possa rallegrare la tua giornata, Zlata, e goditelo, se puoi, perché sappi che domani la situazione potrebbe essere diversa». Ciò che rallegrerebbe la mia giornata è la pace, l'essere ancora con loro e avere tutto ciò che ho perso. Ciao! Zlata 

Zlata Filipović, Diario di Zlata. Una bambina racconta Sarajevo (traduzione di Raffaella Cardillo e Maria Teresa Cattaneo), Rizzoli, 1994¹; p. 120.  [Ed.ne or.le: Le journal de Zlata, Fixot et éditions Robert Laffont, S.A., Paris, 1993]

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