L’invenzione della poesia

Per cominciare, vorrei premettere, in tutta onestà, che cosa dovete aspettarvi - o, meglio, che cosa non dovete aspettarvi - da me. Mi rendo conto di aver commesso un errore già nel titolo della mia prima lezione. Il titolo è, se non vado errato, «L’enigma della poesia», e ovviamente l’accento cade sulla prima parola: «enigma». Quindi potreste pensare che l’enigma sia davvero l’importante. O, peggio ancora, potreste credere che mi sono illuso di avere in qualche modo scoperto come decifrarlo. La verità è che non ho rivelazioni da fare. Ho passato la vita a leggere, ad analizzare, a scrivere (o a tentar di scrivere) e a gioirne. Ho scoperto che quest’ultimo punto è la cosa più importante. A forza di leggere e rileggere poesia, sono arrivato a una conclusione definitiva sull’argomento. Ogni volta che affronto una pagina bianca, sento di dover riscoprire la letteratura da solo. Il passato non mi è di alcun aiuto. Sicché, come ho già detto, ho solo le mie perplessità da offrirvi. Sono prossimo ai settant’anni, ho dedicato la maggior parte della mia vita alla letteratura e posso offrirvi solo dubbi.  

Jorge Luis Borges, L’invenzione della poesia, Le lezioni americane, trad. it. di Vittoria Martinetto e Angelo Morino, Mondadori, 2001


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