L’attuale riscaldamento della Terra non ha precedenti in 24mila anni e la colpa è solo nostra

Lo scorso agosto l’Intergovernmental Panel on Climate Change (IPCC) dell'ONU ha pubblicato la prima parte del Sixth Assessment Report, il più grande e approfondito studio sui cambiamenti climatici, nel quale è stato dimostrato incontrovertibilmente che sono state le attività umane a innescare il riscaldamento globale eccezionale che stiamo vivendo. In parole semplici, i cambiamenti climatici sono solo e soltanto colpa nostra, a causa delle emissioni di anidride carbonica (CO2) e altri gas a effetto serra che immettiamo costantemente in atmosfera, in particolar modo a partire dalla Rivoluzione Industriale. Ora un nuovo studio pubblicato su Nature ha messo in relazione l'aumento delle temperature medie osservato negli ultimi 150 anni con le variazioni verificatesi negli ultimi 24mila anni, rilevando quanto veloce ed estremo è stato l'incremento provocato dalle nostre azioni scellerate, che rischiano di farci sprofondare in una vera e propria apocalisse climatica nel giro di pochi decenni. Il grafico sottostante mostra meglio di qualunque parola l'intensità di tale incremento, una brusca impennata dopo 10mila anni di sostanziale equilibrio.

(…) Per farlo hanno analizzato oltre 500 registrazioni paleoclimatiche, ovvero i “record” delle temperature del passato, che possono essere rilevate osservando le alterazioni che si verificano nei sedimenti marini. Il professor Osman e i colleghi hanno analizzato campioni dalle coste e dai fondali marini di tutto il mondo, ottenendo evidenza delle variazioni nelle temperature verificatisi nell'arco di 24 mila anni, con intervalli ristretti a soli 200 anni. I dati raccolti sono stati successivamente inseriti in un modello climatico standard, che ha permesso di ottenere un quadro d'insieme più ampio ed esaustivo, in grado di colmare le lacune di altre simulazioni. (…)

Nel grafico si osserva un robusto incremento delle temperature tra 18mila e 10mila anni fa, dovuto allo scioglimento delle calotte glaciali dopo il massimo glaciale; poi per poco meno di 10mila anni, fino al 1870, si determina un sostanziale equilibrio. Ma da quel momento in poi inizia un'impressionante impennata fino ai giorni nostri, dovuta alla grande emissione di carbonio legata al consumo dei combustibili fossili. Altri grafici messi a punto da altre organizzazioni climatiche, come il Global Carbon Project, mostrano invece la ripidissima curva degli ultimi decenni, in cui le emissioni di CO2 sono aumentate in modo vertiginoso portandoci sull'orlo della catastrofe climatica. “Il fatto che oggi siamo così lontani dai limiti di ciò che potremmo considerare normale è motivo di allarme e dovrebbe sorprendere tutti”, ha affermato il dottor Osman.

Al momento, come indicato dal Climate Clock basato sui più importanti studi climatici al mondo, siamo a 1,2° C di riscaldamento in più rispetto alla temperatura media dell'epoca preindustriale. L'obiettivo degli Accordi di Parigi sul Clima e della COP26 – attualmente in corso di svolgimento a Glasgow – è contenere l'aumento a 1,5° C, tuttavia un primo rapporto sugli impegni presi indica che siamo lontanissimi dal poter raggiungere questo traguardo. È infatti necessario abbattere immediatamente e in modo drastico le emissioni di CO2 e di altri gas a effetto serra, ma i Paesi si stanno impegnando solo a lungo termine, cercando la neutralità carbonica (zero emissioni nette) attorno alla metà del secolo. Di questo passo, secondo il rapporto di Climate Action Tracker, rischiamo di arrivare a 2,7° C di riscaldamento entro il 2100, con conseguenze catastrofiche per l'intera umanità, l'ambiente e la biodiversità. I dettagli della nuova ricerca “Globally resolved surface temperatures since the Last Glacial Maximum” sono stati pubblicati sull'autorevole rivista scientifica Nature.

di Andrea Centini

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