Operai

DAL MIGLIORAMENTO DELLA CONDIZIONE OPERAIA ALLA GUERRA CONTRO GLI "OPERAI FANNULLONI" NELL’UNIONE SOVIETICA DI STALIN

Dopo un miglioramento importante della condizione operaia avvenuta in seguito alla Rivoluzione d’Ottobre, nel periodo staliniano iniziò una vera e propria guerra nei confronti dei lavoratori. Nell’opera di industrializzazione forzata del paese infatti tutti i fallimenti e i rallentamenti rispetto alle previsioni dei piani quinquennali iniziarono ad essere scaricati sulle spalle dei lavoratori. Dalla fine degli anni ’20 vennero varate norme autoritarie nella regolazione della disciplina di fabbriche ed iniziò una vasta campagna contro gli operai fannulloni.

Mentre lo stalinismo giustificava il cottimo, le riduzioni salariali, l’aumento dei ritmi di lavoro, perfino gli incidenti e le morti come un piccolo prezzo da pagare nella costruzione del socialismo, la classe operaia sovietica diventava sempre più restia ad accettare le condizioni e i salari che gli venivano imposti.

Dinnanzi ai primi movimenti (più o meno dichiarati) di resistenza il regime reagì da un lato costringendo i lavoratori a registrarsi presso gli uffici di polizia e dall’altro partorendo una nuova propaganda basata sullo scontro tra un’avanguardia operaia coraggiosa e una massa di lavoratori fannulloni da raddrizzare ad ogni costo.

Venne così creato a tavolino il movimento Urdaniko (dei lavoratori d’assalto), composto soprattutto da appartenenti alla gioventù comunista, che aveva il compito di incentivare nelle fabbriche l’emulazione dei modelli produttivisti.

Lo stacanovismo fu eletto a religione di fabbrica.

Gli urdaniki divennero col tempo nemici giurati dei lavoratori, che cercarono di resistere al clima infame creato nelle fabbriche sottraendosi al metodo delle valutazioni ed escogitando nuovi strumenti di resistenza.

Contro questa insubordinazione operaia il regime arrivò a minacciare fucilazioni per chiunque sabotasse la produzione.

I lavoratori che si trovano nella situazione peggiore furono quelli stranieri, gli esuli antifascisti di mezza Europa, abituati a scendere in piazza contro quelle regole e quei metodi di lavoro che dovevano ora difendere in nome del socialismo.

Gli stessi metodi che una delegazione della Confederazione fascista dell’industria, capitanata da Giovanni Agnelli, andò a visionare mentre cercava di realizzare proficui accordi commerciali con il paese del socialismo edificato dal sudore dei lavoratori.

Cannibali e Re


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