Katerina Gogou

“HO PAURA DI DIVENTARE UNA POETESSA”. IN MEMORIA DI KATERINA GOGOU, UN’ARTISTA VOLUTAMENTE IGNORATA: DONNA, LIBERTARIA, SUICIDA, CONDANNÒ SENZA APPELLO IL REGIME DEI COLONNELLI

“Quello che mi spaventa di più,
è diventare una “poetessa”...
Chiudermi nella stanza
osservando il mare
e dimenticare…”

Poche righe di una sua celebre poesia descrivono meglio di qualunque altra parola la vita e la storia di Katerina Gogou. Poche righe che contengono un invito all’azione individuale, e non solo. Un messaggio libertario, un messaggio di rifiuto per le numerose ipocrisie della società.

Katerina nasce il primo giugno del 1940 in Grecia, il paese che la vedrà crescere e maturare non solo in ambito poetico, ma anche come attrice. Eppure oggi, persino nel paese ellenico, è difficilissimo procurarsi una sua poesia o una sua opera. Perché il lavoro di Katerina è sempre stato scomodo. Non scomodo verso questo o quel partito, verso un solo governo, ma contro chiunque volesse, a modo suo, reprimere l’anelito di libertà dei giovani greci.

Poetessa e attrice, dicevamo. Quando era ancora una ragazza fu più la seconda che la prima. Suo malgrado, si ritrovò a lavorare nei teatri della Grecia del secondo dopoguerra e in seguito dei colonnelli, dove i ruoli femminili si limitavano a riproporre modelli patriarcali e capitalisti.

Fu anche “grazie” a certi ruoli che Katerina iniziò a sviluppare una coscienza femminista e a interessarsi a questioni di genere e ai diritti LGBT. E proprio questi suoi interessi la misero all’angolo non solo nel contesto della società greca prima, durante e dopo la dittatura dei colonnelli, ma anche all’interno del campo degli oppositori politici che andavano dai comunisti del KKE agli anarchici.

In particolare veniva visto con disprezzo il suo interesse verso la prostituzione e il tentativo di sviscerarne le origini e la questione sociale alla base del fenomeno stesso. Particolarmente aggressivo fu poi il suo attacco contro il Partito Comunista Greco, che tentò di monopolizzare il dissenso contro i governi post-giunta, arrivando persino a inviare squadre di picchiatori contro gli anarchici e altri dissidenti di sinistra. Ma nel frattempo in questi ambienti e in tutto il quartiere ateniese di Exarcheia, Katerina divenne un simbolo, sempre in prima fila durante i cortei, voce libera di critica a ogni tipo di oppressione, attrice in film “scomodi” e di denuncia. Anche per questo ai suoi funerali, nell’ottobre del 1993, erano presenti migliaia di persone. Katerina era stata ritrovata priva di vita in casa sua, il decesso era stato causato da un abuso di farmaci e alcool. E se, come detto, è ancora oggi difficile procurarsi i suoi film o le sue opere, la sua spinta irrefrenabile verso la libertà e contro ogni potere vive ancora nel cuore di Exarcheia e di tutta la Grecia.

Cannibali e Re 

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