Cipollianamente

Non appena uno scrive qualcosa, e lo pubblica, deve anche accettare che chiunque abbia avuto la compiacenza di leggere, si senta anche in diritto, visto il tempo investito, di farsi a riguardo un'opinione. Tuttavia questo è del tutto normale, e non c'è nulla da aggiungere. Il problema è che chi legge non solo si fa un'opinione su ciò che ha letto (spesso senza nemmeno aver letto), ma anche, direi soprattutto, si fa un'opinione su chi ha scritto. Qualsiasi cosa si scriva, sembra non si possa fare a meno di andare a vedere se dietro le parole, anche le più chiare e precise, non vi siano delle altre parole, un qualche movente nascosto, una qualsiasi cosa utile a dividere il mondo in un noi e un loro - e se non si è con loro, si è contro di loro. L'atteggiamento più normale, e il più stupido, è di attribuire allo scrittore la stessa visione del mondo dei suoi personaggi, stupidità che, cipollianamente, si distribuisce equamente a prescindere che si tratti di lettori cosiddetti alti, bassi e/o medi, ammesso che una tale distinzione abbia un senso, cosa di cui voglio dubitare, e da ciò proporre la più neutra distinzione in lettori professionali e non professionali, anch'essi comunque inesorabilmente, cipollianamente accomunati in termini di percentuale di stupidità.

Vitaliano Trevisan


Commenti

Etichette

Mostra di più