Kaputt

 Pareva proprio un maestro di scuola che non fosse soddisfatto dei suoi scolari. Disse che era rimasto deluso, che gli dispiaceva di averne dovuti bocciar tanti, che sarebbe stato più contento se avesse potuto promuoverli tutti. In ogni modo, disse, quelli che non sono riusciti a superar l’esame non dovevano avvilirsi: sarebbero stati trattati bene, non avrebbero avuto da lagnarsi, purché lavorassero, e mostrassero maggior impegno nel lavoro di quel che non avessero mostrato sui banchi di scuola. Mentre parlava, il gruppo dei promossi guardava i compagni sfortunati con aria di compatimento, e i più giovani si davano l’un l’altro gomitate nei fianchi, ridacchiando fra loro. Poi, quando il Sonderführer ebbe finito di parlare, il colonnello sì volse al Feldwebel e disse: «Alles in Ordnung. Weg! » e si avviò verso gli uffici del Comando, senza voltarsi indietro, seguito dagli ufficiali che si volgevano indietro ogni tanto, parlando fra loro a voce bassa. «Voi resterete qui fino a domani, e domani partirete per il campo di lavoro» disse il Feldwebel al gruppo di sinistra. Poi si volse al gruppo di destra, quello dei promossi, e con voce dura ordinò che si mettessero in riga. Non appena i prigionieri si furon disposti l’uno accanto all’altro, a contatto di gomito (avevano la faccia contenta, ridevano guardando i compagni con l’aria di burlarsi di loro), li ricontò rapidamente, disse «trentuno», e fece con la mano un cenno alla squadra di SS che aspettava in fondo al cortile. Poi ordinò: «dietro front, avanti marsch!». I prigionieri fecero dietro front, si mossero battendo forte i piedi nel fango, e quando si trovarono con la faccia contro il muro di cinta del cortile, «halt!» ordinò il Feldwebel, e voltosi alle SS che s’erano poste dietro ai prigionieri e già avevano alzato i fucili mitragliatori, si schiarì la gola, sputò per terra, e gridò: «Feuer!». Al crepitio della scarica il colonnello, che era ormai giunto a pochi passi dalla porta del Comando, si fermò, si volse di scatto, anche gli ufficiali si fermarono, e si voltarono indietro. Il colonnello si passò la mano sul viso, come per asciugarsi il sudore, e seguito dai suoi ufficiali entrò nel Comando. «Ach so!» disse il Sonderführer di Melitopol passandomi vicino. «Bisogna ripulir la Russia di tutta questa marmaglia letterata. I contadini e gli operai che sanno leggere e scrivere troppo bene, sono pericolosi. Tutti comunisti». «Natürlich» risposi. «Ma in Germania tutti, operai e contadini, sanno leggere e scrivere benissimo». «Il popolo tedesco è un popolo di alta Kultur». «Naturalmente,» risposi «un popolo di alta Kultur». «Nicht wahr?» disse ridendo il Sonderführer, e s’avviò verso gli uffici del Comando. E io rimasi solo in mezzo al cortile, davanti ai prigionieri che non sapevano leggere bene, e tremavo tutto. 

Curzio Malaparte, Kaputt, Introduzione di Mario Isnenghi, Mondadori ( Collana Oscar n° 1102 ), 1978; pp. 226-227.  [ 1ª ed. originale nel 1944 presso l’editore Casella di Napoli ]


Commenti

Etichette

Mostra di più