Una volta all’anno

Una volta all’anno. Guardatevi da chi non fa passare avanti la signora con soli due pezzi della spesa. Non sa il piacere che dà. Ti senti pacificato con il mondo, in odore di santità. Guardatevi da chi non fa le boccacce ai bambini per strada. Da chi non parla con i gatti. Da chi non sorride ai cani. Guardatevi da chi non sa quando è l’ora di andare. Guardatevi da chi non riesce a dormire tranquillo sapendo che ci sono i piatti da lavare. Ha qualcosa da nascondere. Guardatevi da chi dice che non è invidioso. Da chi “tutta invidia la tua”. Da chi “Il mio problema è che sono troppo buono”. Guardatevi da chi sa ridere di tutto tranne che di sé. Guardatevi da chi vi insegna a nuotare restando a riva. Guardatevi dai cafoni che giustificano tutto con la timidezza. Guardatevi da chi non sa intrattenere una conversazione futile. Una conversazione futile dice tutto, se uno è davvero intelligente lo capisci da come parla di niente. Guardatevi da chi vi insegna a vivere, è classico di chi non sa essere felice occuparsi della felicità degli altri. Guardatevi dalle donne equilibriste che pisciano mettendo i piedi sulla tazza. È da barbari. Guardatevi da chi vi dice “sono fatto così”. E da chi “si è sempre fatto così”. Guardatevi da chi vi chiede come stai? Ma è una formula magica per vomitarvi addosso i propri guai. Guardatevi da chi dice “ai miei tempi”. Guardatevi da chi vi dice sei sempre con me. Chi è sempre con te, non lo dice, perché c’è. Guardatevi da chi ha paura delle parole. Da chi ha paura dei silenzi. Guardatevi dai poeti, useranno le poesie scritte per voi per un nuovo amore. Guardatevi dai comandanti, dai marinai e dalle loro promesse, siate la polena sulla prua della vita, impettiti, ad affrontare il mare, con i capelli al vento, ridete alle onde. Ma soprattutto guardiamoci noi. Guardiamoci bene dal sentirci dalla parte giusta. Non vi pensate esterni, non vi pensate eterni, non vi pensate meglio, al massimo pensatevi diversi. E guai, non fate bilanci quando siete tristi, per i bilanci aspettate il buonumore, una panchina accanto al fiume, una focaccia da mangiare, né troppa ombra né troppo sole. 

Enrica Tesio

 

Commenti

Etichette

Mostra di più