Cosa accende l'emozione

La sinestesia che sanno donarmi alcuni odori, soprattutto quelli levigati dall’infanzia. Come quello pulito e azzurro dell’inverno, quello dolce e sonnolente della malva, quello vivace delle rapastelle gialle, che mi riporta alla mente la bellezza dorata dei campi in primavera e alle domeniche trascorse con le zie materne.

La magia della neve che col suo bianco candore avvolge e rende bella ogni cosa. Come una sorta di comunismo e di uguaglianza cui ricorre in inverno madre natura, per renderci partecipi di uno dei più bei miracoli che è in grado di compiere.

La purezza della montagna, che magnifica stende in alto le sue vette, per carezzare ogni alba e ogni tramonto e rende possibile, per qualche istante, la nostra vicinanza al cielo, quando con coraggio decidiamo di arrampicarci su quelle vette.

L’effervescenza dei viaggi e della scoperta verso nuove cose, culture, cibi, colori, stoffe e direzioni di pensiero.

L’empatia insegnataci dai libri, dalla musica e dall’arte in genere, che sanno farci viaggiare attraverso il tempo e lo spazio. Che sanno farci esplorare, sentire, ridere e vedere il mondo come se il nostro io interiore fosse centuplicato. E persino vivere più vite contemporaneamente e spingerci, a nostra volta, a creare. A ruotare sul perno fertile della nostra linea di pensiero sino a farci girare la testa. A trovare nuove idee, per poi scriverle e inciderne l’ombra sul mondo.

In un ultimo, ma non meno importante, la vista di un nuovo gatto, che cade giocoso, dentro al mio sguardo.

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