God save the people!

 

“God save the people!” Molti raccontano di aver sentito questo grido da Clara Gilbert in risposta ad un’orchestra che intonava God save the Queen.

C’è tutta la vita di Clara in quella frase, tutta la vita di una donna che sa bene che non accettava compromessi al ribasso. Il popolo, la pace, l’uguaglianza. Prima di tutto. Sopra a tutto. Lo diceva anche nelle sue poesie, “meglio donne sterili che bambini allevati per la guerra, meglio la morte alla nascita che una mascolinità votata all’omicidio”.

Era nata nel 1868 e già in casa aveva chiaro un esempio di intransigenza, da parte del padre lavoratore che pagò con la miseria il suo non volersi piegare ai diktatk del mercato. Per tutta la vita Clara si circondò di persone che come lei volevano il diritto di voto per le donne, l’uguaglianza di tutti e, quando la Grande guerra incombette sull’Europa, la pace. Clara si circondò quindi, suo malgrado, anche di ufficiali di polizia e giudici, che la incarcerarono e tentarono di zittirla, come tutti i compagni con i quali scendeva a Trafalgar Square, con cartelli e spillette contro la leva obbligatoria.

Non si uccide. Punto. Non si deve partire da poveracci per sparare addosso ad altri poveracci. Clara non si stancò mai di dirlo, né in piazza, né in prigione, né tantomeno dopo la fine della guerra, quando gli obiettori, tra cui il suo stesso figlio, erano ancora incarcerati. Clara aveva la sensibilità di un’artista e di una poetessa, l’intransigenza di un’anarchica e di una pacifista, la voce di un’attivista e di una saggista. E tanta, tantissima voglia di lottare, fino alla sua morte, arrivata nel 1956, mentre il mondo purtroppo ancora non era diventato quel mondo che lei avrebbe voluto: “ma meglio di tutto è che non ci sia la guerra, ma Pace in una Età dell’Oro”.

Cronache Ribelli

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