La resistenza

La "resistenza” è una delle più belle parole della lingua italiana, poiché implica la volontà di non rassegnarsi, l’eroismo, grande o piccolo, di chi non si adatta al sistema.

Gramsci per le sue idee venne imprigionato. In Russia sotto la dittatura di Stalin gli intellettuali che si opponevano al regime venivano fucilati o deportati nei campi di lavoro della Siberia. A Cicerone venne tagliata la testa, che poi venne esposta sui rostra del Foro Romano. Giordano Bruno venne arso vivo sul rogo per aver osato divulgare idee dissidenti ai dogmi della chiesa. Lo stesso accadde al filosofo Vanini, ma prima gli venne tagliata la lingua come punizione per le sue eresie.

E ancora oggi, in molte zone del globo, intellettuali e liberi pensatori vengono incarcerati dai regimi. Lo scrittore turco Ahmet Altan per aver contestato il genocidio degli armeni è stato condannato all’ergastolo. I progressi fatti dall’umanità sono possibili grazie all’operato di chi riesce a canalizzare la rabbia contro le ingiustizie e i fanatismi, promuovendo il libero pensiero. Ed ecco perché non dobbiamo considerare lo status quo come qualcosa di immutabile.

La Storia è un insieme di micro processi collettivi, spontanei e imprevedibili di cui tutti sono partecipi. Alcuni riescono ad avere un peso maggiore di altri (artisti, inventori, politici, etc) ed è pur vero che sono rari coloro che riescono a emanciparsi dagli usi e dai costumi della loro epoca, opponendo cioè una visione innovativa, audace, ma tutti contribuiscono chi più chi meno a determinare il tessuto sociale, essendo al contempo agenti attivi e passivi dei cambiamenti. Ognuno cioè deve essere consapevole di poter fare la sua parte.

Professor X 

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