Lettera d'amore

Il mio posto preferito in assoluto, dove mi rifugio quando ho bisogno di riprendere fiato dalla realtà, è il cimitero acattolico di Roma. Mi piace tanto andarci, passeggiare tra le lapidi, perdermi in quel silenzio così innaturale, dato il traffico romano che lo circonda, camminare fino ad arrivare al piccolo giardino alle spalle della Piramide Cestia, dove riposa John Keats, uno dei miei poeti preferiti. Tengo sempre come ultima tappa la panchina davanti alla sua lapide, mi siedo lì e spesso porto con me il libro con le lettere che lui scrisse a Fanny Brawne, il suo più grande amore. Mi ha da sempre colpita la storia di John e Fanny, un amore che non è stato immediato, ma anzi, che si è consolidato nel tempo, che è stato breve e fortemente osteggiato dai genitori di lei e dagli amici di lui, vista la condizione economica di Keats e la “superficialità” di Fanny, che apparteneva ad un mondo totalmente diverso dal suo. John e Fanny, però, si sono amati, perché in fondo non potevano fare altrimenti e l’hanno fatto fino alla morte prematura di Keats, avvenuta per aver contratto la tisi. Ad oggi si hanno solo le lettere che Keats scrisse a lei durante il loro amore, ma non quelle di Fanny invece, che vennero bruciate sotto ordine di Keats dopo la sua morte, segno che forse volle tenerle tutte per sé. 

Mi piace quindi sedermi su quella panchina davanti alla sua tomba e perdermi nelle parole che Keats dedicò alla sua amata, mi piace immaginare cosa possa significare provare un amore tanto travolgente come quello: 

«Mi hai rapito grazie a un potere cui non posso resistere; eppure fui capace di resistere finché non ti vidi; e anche dopo averti vista mi sono sforzato spesso di 'ragionare contro le ragioni del mio amore'. Ora non ne sono più capace. Il dolore sarebbe troppo grande. Il mio amore è egoista. Non posso respirare senza di te.» Tuo per sempre, John Keats.

(Lettera d'amore di John Keats a Fanny Brawne, 13 ottobre 1819)

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