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Di fatto, non si può negare che i più abili nell’arte della vita, spesso degli illustri ignoti, riescono in certo qual modo a sincronizzare i sessanta o settanta ritmi diversi, che battono simultaneamente in ogni sistema umano normale; sì che quando uno di questi ritmi batte le undici, tutti gli altri vi si accordano all’unisono, e il presente non costituisce mai un distacco violento, né si perde completamente nel passato. Di questa gente possiamo dire, a ragion veduta, che vive precisamente i sessantotto o i settantadue anni che attesta la loro lapide funeraria. Degli altri, ne conosciamo alcuni che sono morti, pur camminando tra di noi; altri non sono ancora nati, benché rivestano forme vitali; e altri ancora sono vecchi di cent’anni, benché dicano di averne trentasei.  

Virginia Woolf, Orlando, trad. it. di Alessandra Scalero, Mondadori, 1982  


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