L'assedio di Sarajevo

Uscire di casa. Andare a fare la spesa. Accendere il riscaldamento. Sono tutte azioni quotidiane che facciamo senza neanche pensarci troppo su. Viene difficile immaginare come, solo poco più di 20 anni fa, in un luogo non tanto lontano dall'Italia, tali azioni potessero costare immani sofferenze, o persino la vita, nella Sarajevo assediata dalle forze serbe.

Per ben quattro anni la città rimase circondata, bersagliata di continuo dall'artiglieria. I cecchini erano ovunque, ed il grido 'Pazite, Snajper!', ovvero "Attenzione, cecchino" divenne la norma. Il celeberrimo viale del Drago di Bosnia divenne noto come 'Viale dei cecchini'. Attraversarlo significava rischiare la vita. Donne, bambini, personale ONU: tutti erano un possibile bersaglio per i cecchini serbi, e quasi 300 persone persero la vita solo in questa strada.

Ma la fame ed il freddo uccisero più delle pallottole. Vennero tagliati i rifornimenti di gas, elettricità, ed acqua, e ben presto il freddo inverno dei Balcani divenne un nemico al pari dei serbi. La lotta contro il freddo è evidente in alcune testimonianze dei sopravvissuti.

Alma Milos aveva già un figlio quando iniziò l'assedio.

"Bruciavamo qualunque cosa. Abbiamo iniziato con le cose meno importanti, ma ci siamo presto ritrovati a bruciare cose alle quali tenevamo: i nostri libri preferiti, le nostre scarpe, i nostri mobili. Qualunque cosa andava bene per ravvivare la fiamma, per riscaldarci e poter cucinare qualcosa. Si trattava di sopravvivere...solo di sopravvivere. Eravamo tutti cambiati, dentro e fuori. Eravamo scheletrici, e con la paura negli occhi, ma non rinunciavamo ad un sorriso o ad una canzone. E i rumori delle bombe e degli spari ci accompagnavano tutta la notte. Facevamo finta di niente, parlavamo di tutto tranne la guerra, delle cose che amavamo di Sarajevo".

Ferite profonde che, a poco più di vent'anni dalla fine dell'assedio, non si sono ancora rimarginate: "Ci sarà sempre la rabbia. Non capivamo: perché tutto ciò capitava a noi? Quanto successo a Sarajevo ci ha rovinato per tutta la vita. Ed a volte mi chiedo come sarebbe la mia vita, adesso, se non avessi vissuto la guerra."

Cronache Ribelli

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