La società americana

– La società americana, – disse, depositando zaino e sacco a pelo sul pavimento, e proseguendo la conferenza cominciata in macchina mentre costeggiavamo la baia diretti a Haifa, – non solo autorizza volgari e inique relazioni tra gli uomini, ma le incoraggia. Si può negare? No. Rivalità, competizione, invidia, gelosia, tutto quanto c’è di maligno nel carattere umano viene alimentato dal sistema. Possesso, denaro, proprietà… in base a questi standard corrotti voialtri misurate la felicità e il successo. Mentre, – disse, appollaiandosi a gambe incrociate sul letto, – ampie fasce della vostra popolazione vengono private dei minimi requisiti per una vita decente. Non è forse vero? Perché il vostro sistema è sostanzialmente sfruttatorio, intrinsecamente degradante e ingiusto. Di conseguenza, Alex, – usava il mio nome come avrebbe fatto un insegnante severo, c’era in esso la stilettata dell’ammonimento, – non potrà mai esserci nulla di somigliante a una vera uguaglianza in un tale ambiente. E ciò è indiscutibile, non puoi non ammetterlo se hai un minimo di onestà. – Per esempio, cos’hai ottenuto con le tue udienze per lo scandalo dei telequiz? Qualcosa? Niente, se me lo consenti. Hai denunciato la corruzione di alcuni individui deboli. Ma quanto al sistema che li ha educati alla corruzione, su quello non hai influito minimamente. Il sistema non ha fatto una piega. Il sistema non si è mosso di un millimetro. E sai perché? Perché, Alex, – oh oh, ci siamo, – tu stesso sei corrotto dal sistema quanto il signor Charles Van Horn* –. (Perbacco: ancora imperfetto! Cavolo!) – Tu non sei il nemico del sistema. Tu non sei neppure una sfida al sistema, come hai l’aria di credere. Tu sei solo uno dei suoi poliziotti, un funzionario stipendiato, un complice. Scusami, ma devo dirti la verità: credi di servire la giustizia, ma sei soltanto un lacchè della borghesia. Avete un sistema intrinsecamente sfruttatorio e ingiusto, intrinsecamente crudele e inumano, indifferente ai valori umani, e la tua attività consiste nel fare apparire legittimo e morale tale sistema, comportandoti come se la giustizia, i diritti umani e la dignità dell’uomo potessero realmente esistere in una società simile… quando è ovvio che nulla del genere è possibile. “ *Storpiatura di Charles Van Doren, nome di uno dei concorrenti coinvolti con alcuni produttori televisivi nello scandalo dei telequiz alla fine degli anni ‘50.

 Philip Roth, Lamento di Portnoy, traduzione di Roberto C. Sonaglia, Mondadori (collana Oscar Classici Moderni n. 165), 2022¹²; pp. 208-209.  [Edizione originale: Portnoy’s Complaint, Random House, NYC, 1969]


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