Settant'anni

DA QUARANTACINQUE ANNI IN CARCERE DOPO UN PROCESSO IRREGOLARE: STORIA DI LEONARD PELTIER, L’ATTIVISTA INDIANO INCASTRATO DALL’FBI. 

Era il 1953 quando il presidente Eisenhower decise che gli indiani dovevano “sloggiare” dalla riserve. Vennero utilizzate parole quali “rilocazione” e “inserimento” per spiegare ai nativi che il loro futuro era fuori da quei minuscoli fazzoletti di terra in cui il governo americano li aveva rinchiusi nel secolo precedente. Leonard Peltier, un bambino di 10 anni, seguì la sua famiglia che come molte altre dovette scegliere tra due opzioni: andarsene o morire di fame. Con i quattro spiccioli che il governo aveva dato loro, gli indiani si riversarono nelle grandi città americane diventando nei migliori dei casi manodopera a basso costo, nei peggiori alcolisti cronici e poveri senza fissa dimora. Una realtà che presto insegnò al giovane originario del Nord Dakota che era tornato il momento di lottare per difendere i propri diritti. Da allora Leonard partecipò a decine di proteste antigovernative, fino ad aderire all’American Indian Movement, che l’FBI dall’inizio degli anni Settanta considerava alla stregua di un movimento terrorista. Nel 1973, quando venne chiamato dai Lakota per difendere la propria terra che il governo voleva espropriare dopo il ritrovamento di giacimenti di uranio, Peltier era ormai una delle figure di spicco del movimento. Il braccio di ferro con l'amministrazione Nixon durò per ben due anni, e si concluse nel modo più tragico possibile. Dopo un inseguimento, diverse auto dell’FBI circondarono la riserva di Pine Ridge, e secondo il resoconto dei nativi aprirono il fuoco senza preavviso. Alcuni indiani risposero e ne nacque un conflitto a fuoco in cui morirono un Lakota e due agenti. Peltier venne accusato degli omicidi. Cercò di espatriare in Canada ma venne catturato e riportato negli USA. Una giuria di soli bianchi della città di Fargo, nota per i suoi sentimenti anti-indiani e presieduta da un giudice dichiaratamente razzista, condannò Peltier al carcere a vita. Nel tempo diverse perizie dimostrarono che non era stata l’arma di Peltier ad uccidere gli agenti, e diversi testimoni affermarono di essere stati minacciati da uomini del Bureau. Oggi Peltier ha 78 anni ed è sopravvissuto a molti anni di carcere duro e a lunghi periodi di isolamento. Quasi cieco da un occhio, malato di diabete, Leonard ha ricevuto nel corso degli anni numerosi attestati di solidarietà da parte di persone del calibro di Nelson Mandela, Rigoberta Menchù, Noam Chomsky e moltissimi altri. Artisti, musicisti, attori hanno protestato chiedendo la sua liberazione, che tuttavia non è mai avvenuta, perché l’FBI ancora oggi si oppone pervicacemente a qualsiasi tentativo di “grazia” nei suoi confronti. “Solo una cosa è più triste del ricordare che una volta eri libero, dimenticarsi che una volta eri libero”. Peltier continua ogni giorno la sua lotta. 

da Cannibali e Re

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