La divisione del genere umano

La divisione del genere umano implica attualmente il pericolo della sua distruzione. La civiltà è minacciata da una guerra termonucleare totale, dalla catastrofe della fame per la maggioranza del genere umano, dall'intossicazione prodotta dalla droga della «cultura di massa» e dal dogmatismo burocratizzato, dall'esplosione di miti di massa che gettano interi popoli e continenti in balia di demagoghi crudeli e impostori, e dalla distruzione, o degenerazione dell'ambiente naturale, dovuta alle imprevedibili conseguenze di rapidi mutamenti nelle condizioni di vita sul nostro pianeta. 

Di fronte a questi pericoli, ogni azione fendente ad accentuare la divisione del genere umano, ogni tesi volta a sottolineare l'incompatibilità tra le ideologie mondiali e tra le nazioni, è una follia e un crimine. Solo la cooperazione di tutti in condizioni di libertà intellettuale, e gli alti ideali del socialismo e del lavoro, liberati dal dogmatismo e dalle imposizioni degli interessi dissimulati della classe dominante, salveranno la civiltà. Il lettore comprenderà che la collaborazione ideologica non può essere applicata anche alle ideologie fanatiche, settarie ed estremiste che rifiutano ogni possibilità di avvicinamento, di discussione e di compromesso, per esempio le ideologie della demagogia fascista, razzista, militarista e maoista. 

Milioni di persone nel mondo stanno lottando per metter fine alla povertà. Tutti questi uomini detestano l'oppressione, il dogmatismo, la demagogia (e le loro manifestazioni estreme, razzismo, fascismo, stalinismo e maoismo). Essi credono nel progresso fondato sull'utilizzazione di tutta l'esperienza positiva accumulata dal genere umano, in condizioni di giustizia sociale e di libertà intellettuale. 

Andrei Dmitrievic Zacharov [alias Andrej Sacharov], Progresso, coesistenza e libertà intellettuale, traduzione dal russo di Carlo Bianchi, Etas Kompass (Nuova collana di saggi n° 10), Milano, agosto 1968¹; pp. 32-33. 

NOTA: Il testo, completato dall'autore nel maggio 1968, circolò dapprima in Urss in forma di samizdat quindi fu pubblicato il 6 luglio sul quotidiano di Amsterdam Het Parool con una traduzione di Karel van het Reve.

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