La voce del padrone

Non sono mai stato capace di superare la distanza tra le persone. Gli animali sono inchiodati con tutti i sensi al loro ‘hic et nunc’, mentre l'uomo riesce a staccarsi, a ricordare, a compatire gli altri, a immaginarne gli stati d'animo e i sentimenti… cosa per fortuna non vera. In questi tentativi di pseudoimmedesimazione e di transfert riusciamo a intravedere in modo vago e imperfetto solo noi stessi. Che ne sarebbe di noi se davvero riuscissimo a provare compassione per gli altri, a condividere i loro sentimenti e a soffrire per loro? 

Il fatto che i dolori, le paure, le sofferenze degli uomini si dissolvano con la morte individuale e che niente sopravviva dei passati slanci, cadute, orgasmi e torture è un pregevole dono dell'evoluzione che ci ha fatto simili agli animali. Se a ogni infelice, a ogni torturato sopravvivesse un solo atomo dei suoi sentimenti, se questa eredità generazionale si accumulasse, se anche una sola scintilla dovesse trasmigrare da un uomo all'altro, il mondo risuonerebbe da cima a fondo di un urlo estorto a viva forza dalle viscere. Siamo come lumache, attaccate ognuna alla propria foglia.

 — Stanisław Lem, La voce del padrone, (traduzione di Vera Verdiani) (1ª ed.ne: Głos Plana, Czytelnik, 1968), Bollati Boringhieri, 2010

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