Confini

In quella sua retorica decisamente retrò, per altro non dire, Giorgia Meloni ci ha spiegato che i migranti, i naufraghi, gli ultimi devono restare “fuori” per dovere di difesa dei «confini italiani». Il presidente Giorgia ha scandito che con questa promessa elettorale da “guardia doganale” è stata eletta e questo mandato da “custode della frontiera” non tradirà. Mio padre aveva, e ha, la passione delle montagne ed è per questo che, quando ero ragazzino, mi trascinava in estenuanti scarpinate. C’era la lira e si dava il passaporto anche tra Paesi europei: potete immaginare la sorpresa quando, lassù sui monti inciampavamo su sassi, delle specie di pietre miliari, con “Italia” scritto da un lato e “Francia” o “Svizzera” o “Austria” o “Jugoslavia” dall’altro. Succedeva che, con la nebbia, si finisse in un’altra nazione senza neppure accorgersene. I confini sono questa roba qui: delle linee immaginarie che giusto nelle “mappe politiche” degli atlanti scolastici trovi ben tracciate. Nella realtà non esistono. Sono un niente che qualcuno ha pure dovuto combattere per spostare un metro più in qua o più in là. E se è così nei sentieri alpini, pensate quanto poco definito è il “confine” nel Mediterraneo dove vedi giocosi delfini tuffarsi in acque nazionali, poi riemergere in quelle internazionali, e ti godi lo spettacolo ben sapendo che gli abitanti del mare, mammiferi o meno che siano, mica devono mostrare un passaporto. Siamo animali, ci vantiamo di essere più intelligenti degli altri esseri viventi che abitano il pianeta Terra, eppure pretendiamo di decidere il destino, la vita e la morte delle persone, per una cosa che non esiste, se non nelle nostre peggiori fantasie, e che chiamiamo “confine”, “confine nazionale”, “confine italiano”.

(William Beccaro)

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