L’ora di lezione

Le parole sono vive, entrano nel corpo, bucano la pancia: possono essere pietre o bolle di sapone, foglie miracolose. Possono fare innamorare o ferire. Le parole non sono solo mezzi per comunicare, le parole non sono solo il veicolo dell'informazione, come la pedagogia cognitivizzata del nostro tempo vorrebbe farci credere, ma sono corpo, carne, vita, desiderio. Noi non usiamo semplicemente le parole, ma siamo fatti di parole, viviamo e respiriamo nelle parole. La parola non si limita a uscire dal corpo, ma ha un corpo. Cos'è, allora, un'ora di lezione? È un incontro con l'ossigeno vivo del racconto, della narrazione, del sapere che si offre come un evento. Anche quando i suoi oggetti sono teoremi, equazioni, vulcani, cellule, formule chimiche, non solo quadri di Tintoretto o di Van Gogh, poesie di Saba o di Rilke. Accade ogni volta che la parola di chi insegna apre mondi nuovi. Ogni volta è un risveglio. Ogni volta sorge un nuovo mondo. Accade come nell'incontro amoroso. L'impatto con il corpo della parola, quando avviene, è sempre un incontro erotico. Se la parola sa incarnarsi in una testimonianza - se chi parla mostra che quel che dice ha un rapporto stretto con la vita del desiderio, se chi parla parla a partire dal proprio desiderio - gli oggetti del sapere acquisiscono lo spessore erotico di un corpo, si libidicizzano, si animano. 

Massimo Recalcati

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