Sarajevo

LA MUSICA È LA PRIMA VITTIMA DELLA GUERRA”. LA STORIA DEL “BLITZ” DEI DESERT STORM CHE, NEL 1994, PORTARONO CIBO, MEDICINE E MUSICA NELLA SARAJEVO ASSEDIATA 

“No, la musica non è un lusso. La gente ce lo chiede sempre: volete fare un rave nel bel mezzo di una zona di guerra? Certo, rispondiamo. La musica è tra le prime vittime della guerra.”  

Ci voleva un bel coraggio a fare un discorso su cosa fare e cosa non fare a Keith Robinson e a tutti i Desert Storm. Proprio a loro che, nel 1991, organizzarono il primo rave party illegale a Glasgow. Non autorizzato, illegale, abusivo. A loro non importava nulla. Da quel momento partì un braccio di ferro, costante e durissimo, con il Regno Unito. Che adottò quasi subito una serie di misure repressive per impedire il proliferare di concerti abusivi in base militari dismesse, capannoni, aree isolate.   Erano abituati, i Desert Storm, a sfidare la normalità coatta imposta dall’alto. Ed era normale, per loro, sentirsi vicino a chi stava peggio, a chi aveva la guerra in casa, a chi moriva per una mina, per un colpo di mortaio, per il cinismo di un cecchino che ti colpisce senza pensarci troppo. Tutto quello che stava vivendo, in quegli anni, la città di Sarajevo, assediata dal 1992 al 1996 dalle forze filo-serbe. Quando una ONG propose loro di recarsi in Bosnia non ci pensarono un attimo. Erano già stati in zona, ma mai nelle aree direttamente interessate dagli scontri. Prepararono un convoglio che caricarono con beni di prima necessità, cibo e medicine. Ma non lasciarono indietro la loro strumentazione musicale, tutt’altro: decisero che avrebbero suonato proprio lì, a Sarajevo, tra le bombe e i proiettili. In pieno inverno, peraltro: partirono nel dicembre del 1994. Dogane, frontiere, controlli: riuscirono a superare tutti gli ostacoli - anche falsificando attestati e documenti - riuscendo a raggiungere Sarajevo con diversi giorni di ritardo. Dovuti a imprevisti burocratici, guasti ma anche a causa dell’esigenza di organizzare concerti improvvisati in villaggi, campi profughi e cittadine di quel pezzo di mondo martoriato dalla guerra. Infine, arrivarono a Sarajevo. In quel momento era in corso un cessate il fuoco, ma la situazione rimaneva tesa, e non di rado si sentivano spari ed esplosioni. Chiesero alle radio locali di sponsorizzare l’evento, girarono per la città sul camion con la musica a tutto volume tra le facce perplesse degli abitanti. E alla fine la festa (ovviamente gratuita) all’Obala, unica discoteca rimasta aperta durante tutto il tempo dell’assedio, fu un successo clamoroso. Techno, dance, spensieratezza e festa per tutta la notte, fino all’alba. Rigorosamente a luci spente, però. Perché il fronte era a circa 10 chilometri, i cecchini sempre vigili, la guerra, pur sospesa, sempre presente tutto intorno a loro. Ma quella sera l’unica battaglia l’avevano vinta i Desert Storm e la gente di Sarajevo.

  Cannibali e Re  Cronache Ribelli


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