I Can’t Stand It Anymore
“… La prossima è una canzone sui dolori del mondo contemporaneo, lo so che tutti li conosciamo bene. Perlomeno io non facevo altro che leggere storie del genere. Un giorno - mentre ero al college, ok? - mi sono svegliato alle sei e mezzo del mattino, perché mi alzo sempre presto, ho acceso la radio e stavano dicendo che un camionista era passato sopra la testa del figlioletto che era esplosa come un'anguria. Subito dopo hanno detto che la temperatura era di meno cinque gradi. Allora, ho pensato che non c'era motivo di uscire mai più, in tutti i sensi. Non sono uscito per otto mesi. Ho anche preso la lode all'esame su Kierkegaard, perché… sapete, comprendo il salto esistenziale. Chiunque stia sveglio a letto alle sei e mezzo del mattino e ascolti una roba del genere deve comprenderlo per forza...”
(Lou Reed, introduzione a “I Can’t Stand It Anymore” in “Lou Reed il Re di New York” di Will Hermes - Minimum fax)
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