Un dettaglio minore

 Chiudo il libro, lo poso di lato, spengo la lampada e mi addormento finché, prima dell’alba, il rumore sordo di un’esplosione mi sveglia, seguita qualche istante dopo da una seconda, poi da un’altra e un’altra ancora. Non sto sognando. Faccio ben attenzione, sono proprio rumori di esplosioni e la loro intensità mi fa intuire la distanza tra me e il luogo da cui provengono i colpi. Sono abbastanza lontani, oltre il Muro. Da Gaza o forse Rafah. Il rumore dei bombardamenti varia molto in base alla vicinanza o alla lontananza dal luogo dell’esplosione. Il boato di questo bombardamento non è particolarmente intenso e il rumore non dà troppo fastidio, è piuttosto un suono sordo, profondo e pesante, come quello di un martello che batte su un enorme tamburo. Le bombe che provocano quel boato non scuotono l’alloggio in cui mi trovo, anche se le sue pareti sono di un sottile legno chiaro, non mandano i vetri in frantumi, anche se le finestre sono chiuse. Quando mi alzo dal letto e le apro, la stanza non è invasa da una densa nuvola di polvere soffice al tatto. Invece, al suo interno, si insinua l’aria dolce e fresca dell’alba. Continuo ad ascoltare, le mie orecchie si abituano al suono ripetitivo dei bombardamenti che suscitano in me una strana sensazione di vicinanza con Gaza, oltre a un desiderio di sentire quelle esplosioni da più vicino, di percepire le particelle di polvere degli edifici demoliti dai bombardamenti. L’assenza di tutto ciò mi fa comprendere quanto sia lontana da quello che mi è familiare e, soprattutto, quanto sia impossibile farvi ritorno. Prima di farmi sopraffare dall’ansia e dal terrore, torno a letto e mi addormento di nuovo. "

Adania Shibli, Un dettaglio minore, traduzione di Monica Ruocco, La nave di Teseo (collana Oceani, n° 118), 2021¹; pp. 117-118.

[Edizione originale: تفصيل ثانوي (Dettaglio secondario), Dār al-Ādāb editore, Beirut, 2017]


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