Waves of Fear

Se «Waves of Fear» era la cosa più viscerale che Reed avesse scritto fino a quel momento, allo stesso tempo era un indicatore di quanto fosse feroce la competizione per ottenere quel posto d'onore nel complesso della sua opera: le visioni degne di Auschwitz dei cadaveri ammucchiati di «Heroin»; la donna che diventa blu in «Run Run Run»; la violenza incombente di «There She Goes Again»; il teschio di Waldo Jeffers da cui zampilla il sangue in «The Gift»; il corpo depilato legato su un tavolo di «Lady Godiva's Operation»; la scena orgiastica dell'omicidio con la siringa di droga di «Sister Ray»; l'odio per il proprio corpo di «Candy Says»; la perdita lacerante di «Pale Blue Eyes»; gli escrementi e le viscere di «Wrap Your Troubles in Dreams» i bulbi oculari perforati e i ratti affamati di «The Murder My. stery»; il cervello servito su un vassoio di «Ocean»; il prete che riesuma il padre defunto di «Hangin' 'Round»; Caroline piena di lividi in Berlin mentre i suoi figli gridano, e che poi si suicida tagliandosi le vene dei polsi; l'elettroshock di «Kill Your Sons», il corpo nascosto nel portabagagli di «Sally Can't Dance»; gli ululati infernali di Metal Machine Music; la gola tagliata di «Kicks»; la vittima di un'overdose trascinata fuori e abbandonata per strada di «Street Hassle». L'elenco non finiva qui…”

(Will Hermes “Lou Reed re di New York” -Minimum Fax)


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