Meccanismi

Per il resto, caro amico, sono pigro, un po’ vigliacco, un po’ coraggioso. Il mio vecchio maestro Giovanni Sieff che aveva una barba bianca come Carlo Marx, Omero o Garibaldi, disse a mia madre impaurita (quando avevo sette anni): “Potrebbe fare molto di più, ma sta lì imbambolato a guardare.” Aveva ragione. Sto lì imbambolato a guardare che cosa succede: mi devo convincere che c'è qualcosa di reale intorno, magare un ordine o un disordine, una ragione, una spinta o, come si dice, un perché. Devo riuscire con una lunga concentrazione o distrazione a isolare zone limitate, finché lì dentro sembri che gli ordini ci siano - almeno sembri - come in una specie di ipnosi sulla zona concentrata. Mi riesce soltanto quando stacco tutti i meccanismi irreali del condizionamento. Ma è difficile che mi riesca. Per muovermi, per alzare una mano o fare un passo devo piano piano convincermi che alcuni degli atti o delle cose che mi circondando ci sono. Del resto, caro amico, forse sarei capace di vivere in un perenne stato di nirvana senza bisogno di niente

 Ettore Sottsass


Commenti

Etichette

Mostra di più