11 settembre 1926

11 SETTEMBRE 1926. BOMBA A MANO E RIVOLTELLA: GINO LUCETTI, L’ANARCHICO AL QUALE SOLO IL DESTINO IMPEDÌ DI UCCIDERE MUSSOLINI 

Sputi, schiaffi e pugni. Così finivano gli incontri per strada tra Lucetti e i fascisti. Ex soldato nella Grande guerra, il ventenne carrarese aveva scelto di aderire nel primo dopoguerra agli Arditi del Popolo, la formazione che univa sotto la stessa bandiera quella parte dell’arditismo ostile al nuovo corso mussoliniano. Gino, come molti suoi conterranei, era visceralmente anarchico e di spirito bollente, per questo i suoi incontri con gli uomini del duce precipitavano in vere e proprie risse. Zuffe che gli costarono le attenzioni del nascente regime e che lo costrinsero a due fughe in Francia. La seconda, nel settembre del '25, avvenne dopo il ferimento a pistolettate di un fascista. Insomma la rivoltella, così come le bombe a mano, non erano estranee a Lucetti, visto anche il suo passato nell’esercito. Per questo decise di utilizzarle per infliggere al fascismo un colpo che sarebbe risultato mortale. Uccidere Mussolini, questa divenne negli anni dell’esilio la missione che Gino si ripromise di portare a termine. Rientrò in Italia nel settembre del '26 col preciso scopo di attentare alla vita del duce. L'11 settembre attese lungo il percorso che il capo del governo era solito fare per recarsi a Palazzo Chigi, e lo scorse che viaggiava come previsto sulla sua Lancia Lambda coupé de ville. L’anarchico non esitò un attimo a lanciare una bomba a mano contro la vettura. Il destino volle che l’ordigno invece di entrare nell’abitacolo rimbalzasse sul bordo superiore del finestrino posteriore destro così da finire sugli ignari passanti che si trovavano nella piazza dell’attentato, ovvero quella di Porta Pia a Roma. Otto feriti e il duce illeso. Lucetti avrebbe probabilmente assalito a colpi di rivoltella l’auto se non fosse stato fermato prima da un civile e poi dalle forze di polizia. Lo disarmarono e ovviamente lo arrestarono. Gino venne condannato a trent’anni di carcere, mentre la polizia fascista utilizzò l’attentato come pretesto per dare il via a varie rappresaglie contro gli antifascisti, in particolare verso gli anarchici carraresi. Lucetti rimase in galera fino all’8 settembre del '43. Morì ucciso poco dopo da un bombardamento tedesco sull’isola di Ischia e divenne uno dei simboli della Resistenza. A lui fu intitolato il battaglione partigiano che combatté nei pressi di Carrara. Ancora oggi la storiografia dibatte sull’organizzazione dell’attentato a Mussolini operato da Lucetti: gesto isolato di un individualista o piano organizzato da più menti? Comunque sia andata, Lucetti lanciò quella bomba. Il duce disse che si era accorto dell’attentato e che se la bomba fosse penetrata nella vettura lui l’avrebbe rispedita al mittente. Come in altre occasioni fu piuttosto generoso nel parlare delle proprie capacità. In realtà fu solo il destino a salvargli la pelle. Cannibali e Re La storia di Gino Lucetti fa parte del nostro primo libro, che a distanza di 4 anni continua ad avere un grande successo! 

Cronache Ribelli 

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