18 settembre

UN RICORDO DI JULIUS FRANCIS E DI TUTTE LE ALTRE VITTIME DELLA STRAGE DI CASTEL VOLTURNO, DOVE IL 18 SETTEMBRE 2008 LA CAMORRA MASSACRÒ 7 MIGRANTI  Ricordi, Julius, quella sera del 2002

 Avevi 25 anni.  In quel momento hai deciso di partire, di lasciare il tuo Ghana per tentare fortuna altrove. Hai attraversato Burkina Faso e Niger e poi, in Libia, hai lavorato per poterti pagare il viaggio. La meta era l'Europa. Magari il Regno Unito, così da avere meno problemi con la lingua. Poi sei sbarcato in Italia. Hai trascorso un po' di tempo a Crotone in attesa dei documenti. Ricordi quei chilometri che separavano il campo dalla città? Li percorrevi a piedi, schivando i colpi di clacson delle auto che percorrevano la SS 106 a tutta velocità e gli sguardi sospettosi degli abitanti.  Una volta ottenuti i documenti ti sei spostato in Campania, a Castel Volturno. Alla fine l'Italia ti piaceva. Il clima era buono, avevi imparato la lingua e, soprattutto, riuscivi a lavorare. Eri davvero in gamba, e quelle tue mani facevano i miracoli. Che si trattasse di stuccare un muro, sistemare le piastrelle o riparare piccoli oggetti elettronici. Eri riuscito anche ad ottenere la protezione internazionale. Cosa poteva andare storto?  Ogni tanto sentivi nominare quel nome, a Castel Volturno. Giuseppe Setola. Doveva essere una persona importante, ma ci mettesti un po' a capire come funzionavano certe cose, in Italia. Sapevi che questa persona stava facendo importanti investimenti nell'ambito turistico in quell'area. Non sapevi, però, una cosa importante, fondamentale: dopo gli investimenti immobiliari, il boss Setola aveva bisogno di rimuovere tutto ciò che non sarebbe stato "gradito" in questa fabbrica di soldi che si era tanto impegnato a costruire. In cima alla lista c'eri tu, Julius. Tu e tutti gli immigrati africani. Perché sai com'è, i neri che passeggiano nei pressi dei luoghi turistici non sono ben visti. Anche e soprattutto perché hanno le facce stanche dopo giornate intere nei campi o nell'edilizia.  No, non va proprio bene.  Non lo sapevi e, quella sera del 18 settembre 2008, quando Eric ti ha telefonato e ti ha detto di scendere perché voleva offrirti un lavoro da muratore, tu sei andato senza pensarci due volte. Era ancora lì nell'auto, Eric, quando lo hai visto accasciarsi, ricoperto di sangue. I proiettili successivi, Julius, erano per te. Siete rimasti in 8, a terra. 7 migranti, di cui uno si salvò, ed un italiano. Dovevi sapere che queste cose possono succedere in questo paese. Eppure i tuoi amici, testardi, il giorno dopo sono scesi per le strade per protestare. Una cosa decisamente inusuale, dove di morti ce ne sono parecchi ma di proteste simili poche. Te ne sei andato così, Julius. Il tuo ricordo vive, però. Vive in quella foto che tuo nipote, Isaac, porta in giro e mostra con orgoglio ad amici e giornalisti. Vive in chi suda e lotta, chiedendo in cambio solo il diritto ad esistere.  

Cronache Ribelli


Commenti

Etichette

Mostra di più