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Visualizzazione dei post da gennaio, 2025

FramMenti

 Se andate a parlare con i bambini dell'asilo o della prima elementare, troverete classi piene di appassionati di scienza. Fanno domande profonde. Chiedono: 'cos'è un sogno, perché abbiamo le dita dei piedi, perché la luna è rotonda, qual è il compleanno del mondo, perché l'erba è verde?' Sono domande profonde e importanti. Vengono fuori da sole. Se andate a parlare ai ragazzi dell'ultimo anno delle superiori, non c'è nulla di tutto questo. Non sono più curiosi. Tra l'asilo e l'ultimo anno delle superiori è successo qualcosa di terribile. - Carl Sagan

Uno, Nessuno e Centomila

Io sono vivo e non concludo. La vita non conclude. E non sa di nomi, la vita. Quest’albero, respiro tremulo di foglie nuove. Sono quest’albero. Albero, nuvola; domani libro o vento: il libro che leggo, il vento che bevo. Tutto fuori, vagabondo. L. Pirandello 

FramMenti

Ieri ho vissuto un istante di felicità inattesa, immotivata. È venuta verso di me attraverso la pioggia e la nebbia, sorrideva, fluttuava al di sopra degli alberi, mi danzava davanti, mi circondava. Io l'ho riconosciuta. (Ágota Kristóf)

Sperare

 “[...] Va bene lottare contro i limiti della natura umana, sperando di mitigare il peggio di quel che verrà, ma è altrettanto importante combattere battaglie più piccole e locali che avete qualche realistica speranza di vincere. Continuate a fare la cosa giusta per il Pianeta, sì, ma continuate anche a cercare di salvare ciò che amate nello specifico - una comunità, un’istituzione, un luogo selvaggio, una specie in difficoltà - e a rallegrarvi per i vostri piccoli successi. Ogni cosa buona che fate è presumibilmente una protezione contro un futuro più caldo, ma la cosa davvero importante è che è buona oggi. Finché avrete qualcosa da amare, avrete qualcosa in cui sperare”. Jonathan Franzen

FramMenti

“Non ho camminato nei tuoi sogni, nè mi sono mostrato in mezzo alla folla, non sono apparso nel cortile dove pioveva o meglio cominciava a piovere (questo verso lo cancello e non lo sostituirò), era allettante credere, come uno stupido, che ti avrei incontrato presto, eri tu che mi apparivi in sogno (e mi prendeva una dolce tenerezza), mi sistemavi i capelli sulle tempie. Quell’autunno perfino le poesie in parte mi riuscivano bene (però mancava sempre un verso o una rima per essere felice).” — Boris Ryzyi

Anna De Simone

Aveva nove anni Anna De Simone. Il 23 dicembre 1984, era sul treno assieme alla famiglia. Padre operaio, madre insegnante. Andavano a Milano a trovare i parenti, come la maggior parte dei passeggeri su Rapido 904 Napoli-Milano. La bomba, 14 chili di pentrite, T4, nitroglicerina e tritolo, la misero lì, nella 2° classe. Dove c’era quel pezzo d’Italia che, per dritto o per rovescio, ha sempre pagato il prezzo più alto in ogni occasione, anche negli attentati. La fecero detonare quando il treno entrò in galleria, così da fare più danni. Di Anna ritrovarono la bambola tra le lamiere. Una famiglia cancellata, assieme ad altre dodici persone. La mafia dichiarava guerra allo Stato e lo faceva nell’unico modo che le è sempre appartenuto: facendo strage di innocenti, di povera gente. Perché la mafia è vigliacca. Si credeva e si crede d’onore, forte, di coraggio. Ma è solo vile, vigliacca, viscida. Forte e feroce con i deboli, debole con i forti. Si nasconde, si annida, tira fuori i denti sol...

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