A te – tra cent’anni
Alla mia povera fragilità
guardi senza specare parole.
Tu sei di pietra, ma io canto.
Tu sei un monumento, ma io volo.
Io so che il più tenero maggio
all’occhio dell’Eternità è nulla.
Ma sono volatile e non incolparmi
se una legge leggera mi è imposta.
dal ciclo Il commediante
Sono felice di vivere in modo semplice ed esemplare –
come il sole, come il pendolo, come il calendario.
D’essere un’anacoreta laica di snella figura,
savissima – come qualsiasi creatura di Dio.
Di sapere: lo Spirito è mio alleato, lo Spirito mi guida!
D’entrare senza annunciarmi, come un raggio e come uno sguardo.
Di vivere così come scrivo: in modo esemplare e succinto –
come Dio comanda – come gli amici non prescrivono.
guardi senza specare parole.
Tu sei di pietra, ma io canto.
Tu sei un monumento, ma io volo.
Io so che il più tenero maggio
all’occhio dell’Eternità è nulla.
Ma sono volatile e non incolparmi
se una legge leggera mi è imposta.
dal ciclo Il commediante
Sono felice di vivere in modo semplice ed esemplare –
come il sole, come il pendolo, come il calendario.
D’essere un’anacoreta laica di snella figura,
savissima – come qualsiasi creatura di Dio.
Di sapere: lo Spirito è mio alleato, lo Spirito mi guida!
D’entrare senza annunciarmi, come un raggio e come uno sguardo.
Di vivere così come scrivo: in modo esemplare e succinto –
come Dio comanda – come gli amici non prescrivono.
Marina Cvetaeva (1892-1941)
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