Veneto
[... ] In Veneto da anni è presente un radicamento delle organizzazioni criminali, soprattutto di matrice ndranghetista nel veronese e camorrista nel veneto orientale. Ciò che emerge dai dati della DIA riferiti al 2024, purtroppo, non fa che confermare la situazione. Lo scorso anno due aziende operanti nel settore delle costruzioni e del nolo a freddo di macchinari e fornitura di ferro lavorato e un’altra attiva nel settore del commercio di autovetture sarebbero risultate vicine a cosche della ‘ndrangheta, le prime provenienti dalla provincia di Verona e la seconda da quella di Treviso. Nella provincia di Rovigo poi, due imprese operanti nel settore delle compravendite immobiliari e delle costruzioni sono risultate essere riconducibili ad un soggetto legato ad una famiglia di cosa nostra palermitana, motivo per cui hanno ricevuto un’interdittiva antimafia, cioè quel provvedimento adottato dal Prefetto per impedire che soggetti in qualche modo legati alla criminalità organizzata possano avere rapporti contrattuali con la pubblica amministrazione.
Anche il Prefetto di Venezia ha emesso due provvedimenti nei confronti di società operanti nel settore del commercio di alimenti e dell’edilizia, quest’ultima riconducibile a soggetti “vicini” alla stidda di Gela e al clan camorristico dei casalesi. E sempre i casalesi avrebbero avuto alcune ingerenze che hanno portato anche il Prefetto di Vicenza ad emettere lo stesso provvedimento nei confronti di una società attiva nel settore della raccolta, stoccaggio e riciclaggio di rifiuti.
Di sentenze passate in giudicato ormai in Veneto ce ne sono molte, dalla Mala del Brenta all’inchiesta Camaleonte fino alle altre inchieste, alcune non ancora finite in cassazione. Tra queste la Fiore Reciso, conclusasi anch’essa a gennaio 2018 e che ha portato all’arresto di 16 persone indagate a vario titolo per associazione a delinquere finalizzata all’emissione di fatture per operazioni inesistenti, al riciclaggio, all’autoriciclaggio, allo spaccio e al traffico di sostanze stupefacenti. In particolare sarebbero emersi contatti con esponenti delle famiglie Giglio di Strongoli (KR) e Giardino.
La Terry, l’Avvoltoio, la Hope e poi le due incentrate sul veronese e denominate Taurus e Isola Scaligera. Per quanto riguarda la prima la Corte d’Appello di Verona ha riconosciuto l’esistenza sul territorio scaligero di un locale di ‘ndrangheta, rappresentato dalla famiglia Giardino, come estensione della cosca degli Arena. Sentenza confermata poi in cassazione nel giugno 2024. Nel caso di Isola Scaligera l’esistenza sempre nella provincia di Verona di ‘ndrine della piana di Gioia Tauro (RC) quale espressione degli interessi illeciti delle famiglie calabresi Gerace-Albanese-Napoli-Versace.
Sempre nel 2024 c’è stata anche la sentenza della Corte di Appello di Venezia, per quanto riguarda il processo Papillon, cioè quello riferito a dei personaggi, ex Mala del Brenta, che usciti dal carcere avrebbero provato a rimettere in piedi un’organizzazione criminale del tutto similare a quella che negli anni ‘80 imperversava la Riviera del Brenta.
Anche la famiglia Iovine, cartello casertano dei Casalesi, sarebbe stata presente in Veneto, come confermato dall’indagine Piano B della DIA di Trieste. [...] Non se ne parla più molto, ma le mafie in Italia stanno piuttosto bene.
Antonio Massariolo, su IlBo
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