C. S. Lewis

Nessuno mi aveva mai detto che il dolore assomiglia tanto alla paura: la somiglianza è fisica. Gli stessi sobbalzi dello stomaco, la stessa irrequietezza, gli sbadigli. Inghiotto in continuazione. Altre volte è come un’ubriacatura, o come quando si batte la testa e ci si sente rintronati. Tra me e il mondo c’è una sorta di coltre invisibile. Fatico a capire il senso di quello che mi dicono gli altri. O forse, fatico a trovare la voglia di capire. È così poco interessante. Però voglio avere gente intorno. Ho il terrore dei momenti in cui la casa è vuota. Ma vorrei che parlassero fra loro e non a me.
Diario di un dolore, Milano 1990.

Commenti

  1. Io credo che il dolore di cui scrive è il distacco
    dal suo sè.Qualcosa o qualcuno gli ha impedito di
    amare se stesso,e renderlo vulnerabile,solo nel
    buio dell'indifferenza,nell'abbandono.
    Egill

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