Il violinista pazzo

Non fluì dalla strada del nord né dalla via del sud la sua musica selvaggia per la prima volta nel villaggio quel giorno. Egli apparve all’ improvviso nel sentiero, tutti uscirono ad ascoltarlo, all’ improvviso se ne andò, e invano sperarono di rivederlo. La sua strana musica infuse in ogni cuore un desiderio di libertà. Non era una melodia, e neppure una non melodia. In un luogo molto lontano, in un luogo assai remoto, costretti a vivere, essi sentirono una risposta a questo suono. Risposta a quel desiderio che ognuno ha nel proprio seno, il senso perduto che appartiene alla ricerca dimenticata. La sposa felice capì d’ essere malmaritata, L’ appassionato e contento amante si stancò di amare ancora, la fanciulla e il ragazzo furono felici d’ aver solo sognato, i cuori solitari che erano tristi si sentirono meno soli in qualche luogo. In ogni anima sbocciava il fiore che al tatto lascia polvere senza terra, la prima ora dell’ anima gemella, quella parte che ci completa, l’ ombra che viene a benedire dalle inespresse profondità lambite la luminosa inquietudine migliore del riposo. Così come venne andò via. Lo sentirono come un mezzo-essere. Poi, dolcemente, si confuse con il silenzio e il ricordo. Il sonno lasciò di nuovo il loro riso, morì la loro estatica speranza, e poco dopo dimenticarono che era passato. Tuttavia, quando la tristezza di vivere, poiché la vita non è voluta, ritorna nell’ ora dei sogni, col senso della sua freddezza, improvvisamente ciascuno ricorda - risplendente come la luna nuova dove il sogno-vita diventa cenere - la melodia del violinista pazzo.

Fernando Pessoa

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