Il sogno di un uomo ridicolo

Come incominciare? Non è per niente semplice. Quando inizi a giustificarti, diventa subito difficile (…) Io mostravo un comportamento orgoglioso, parlavo quasi solo con il mio silenzio. Oh, sono un maestro nel parlare con il silenzio. Per tutta la mia vita avevo parlato tacendo, avevo vissuto con me stesso, tacendo tutte le tragedie. Oh, anch’io ero infelice! Ero stato ripudiato da tutti, ripudiato e dimenticato, e nessuno, nessuno lo sapeva! E all’improvviso questa ragazza giovane di soli sedici anni aveva raccolto certi pettegolezzi sulla mia vita precedente, da uomini volgari, e pensava di conoscere tutto di me, mentre la cosa essenziale restava rinchiusa nel mio petto! Tacevo sempre, tacevo soprattutto in sua presenza, ho taciuto fino a ieri, ma perché tacevo poi? Perché ero un uomo orgoglioso. Volevo che lei lo capisse da sola, senza di me, non dai racconti di gente spregevole, volevo che “lei stessa” indovinasse e comprendesse che uomo ero io! Accogliendola nella mia casa volevo da lei l’assoluto rispetto. Volevo che mi adorasse per le mie sofferenze e me ne sentivo degno. Oh, io sono stato sempre orgoglioso, ho voluto sempre o tutto o niente! Proprio perché non volevo un misero pezzo di felicità, ma ne volevo uno intero, grande, proprio per questo mi sentii costretto ad agire così: “Indovina da sola e apprezza!”. Dovete consentire che se io stesso avessi incominciato a spiegarle e a suggerirle tutto, a scodinzolare e a chiedere rispetto, sarebbe stata la stessa cosa che chiedere l’elemosina… E poi… del resto… perché ne parlo ancora?

 Fëdor Michajlovic Dostoevskij

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